BALAK 5782 : 7 LEZIONI

10 Luglio 2022 3 Di HaiimRottas

Questo Shabbàt 16 Luglio 2022, 17 del mese di TAMMUZ 5782

leggeremo la Parashà di Balàk Numeri 22: 2 – 25: 9

HAFTARÀ
Italiani Michea 5: 4 – 6: 8.

Milano/Torino/Sefarditi/Ashkenaziti: Michea 5, 6-6, 8

BALÀK: COME TRASFORMARE IL MALE IN BENE

Sulla base di quanto affermato nel libro di Mishlè (10, 7): “Il nome dei malvagi imputridirà”, i saggi insegnano (Talmùd Yomà 38b) che non è permesso attribuire al proprio figlio il nome di un malvagio. È quindi, alquanto sorprendente che la parashà di Balàk sia chiamata così, prendendo nome da una figura estremamente negativa della storia ebraica. È vero che anche la parashà di Kòrakh prende nome da un peccatore; egli tuttavia era un Israelita, i cui figli avrebbero fatto teshuvà, come è scritto: “I figli di Kòrakh non morirono” (Bemidbàr 26, 11), Inoltre, anche lui, in fin dei conti, dovrà fare teshuvà. L’Arìzal dice che questo si impara dal versetto del libro dei salmi (92,13), dove è scritto che lo “tzaddìK ( ק ( katamàR (ר (yifràkaH ( ח” ,“(il giusto fiorirà come la palma”, le cui ultime lettere della frase formano il nome di Kòrakh, קרח .Quindi alla fine anche lui ritornerà e diventerà un giusto, nonostante la gravità della sua ribellione. Pertanto, Kòrakh non è paragonabile al malvagio Balàk, nemico giurato di Israèl più di chiunque altro. La domanda, quindi, sussiste: com’è possibile che un’intera parashà della Torà prenda nome da una persona di questo genere?

L’Antenato di Mashìakh: Balàk è il simbolo dell’allontanamento dal bene e dalla santità. Il Tzèmakh Tzèdek insegna (Or Hattorà Bemidbàr, p. 900) che il nome di Balàk deriva dal termine bolkà (Yesha’yà 24, 1), ossia “morte e distacco”. D’altro lato, lo Shlà afferma (Bemidbàr 363, 2) che Balàk era un grande saggio in misura molto maggiore dello stesso Bil’àm da lui assoldato, poiché conosceva il futuro di Israèl e la genealogia del regno di Davìd e di Mashìakh, inoltre sapeva che quest’ultimo potente uomo [Mashìakh] sarebbe disceso da lui”. Rut la moabita, da cui sarebbe poi disceso re Davìd e da cui discenderà Mashìakh, era infatti essa stessa discendente di Balàk! Balàk è quindi simbolo di un genere ben preciso di santità, ossia di quella che nasce dalla trasformazione del male in bene e dell’amaro in dolce. Balàk in principio era l’opposto del bene ed era simbolo del distacco totale da esso; da lui, tuttavia, sarebbe in futuro discesa la massima espressione della santità, nelle figure di re Davìd e di Mashìakh.

Ancora Meglio L’operato spirituale si suddivide in due categorie: l’esecuzione del bene e la trasformazione del male. Lo studio della Torà e l’osservanza delle mitzvòt sono il compimento del bene nella sua forma più fondamentale, pura e sostanziale. Tuttavia, quando una persona combatte contro il male fino a trasformarlo addirittura in bene, si manifesta il secondo genere di operato spirituale, che procura ad Hashèm “grande soddisfazione”. Tale è, ad esempio, la teshuvà che trasforma i peccati volontari in meriti e porta la persona a un livello estremamente elevato, irraggiungibile persino dai più grandi tzaddikìm (Yalkùt Shim’oni Bereshìt 2, 20). È a questo genere di operato che la Torà allude, chiamando un’intera parashà della Torà a nome di Balàk. Tuttavia, il Balàk della Torà non è quello “originale”, il malvagio, bensì quello “corretto”, rettificato, trasformato durante le generazione al punto di divenire l’avo di re Davìd e Mashìakh stesso. Egli è pertanto simbolo della trasformazione più radicale del male in bene, fino al bene più assoluto.

Non Desistere In questo insegnamenti si cela anche una ulteriore importante lezione. Talvolta, quando i risultati di un esame di coscienza non sono soddisfacenti, si rischia di lasciarsi prendere dalla delusione e forse anche scoraggiarsi. La Torà, quindi, insegna che è possibile sopraffare il male e addirittura trasformarlo in bene assoluto! Ciò vale anche per il prossimo. Talvolta, una persona può sembrare totalmente staccata dall’ebraismo e da Hashèm, ma si tratta di una realtà solo apparente. La vicenda di Balàk ci insegna che una tale situazione non impedirà a una simile persona di ribaltare completamente la propria situazione, fino a farle riscoprire la scintilla di Mashìakh che ha nell’anima.

Un caro Shabbat Shalom

Rav Shlomo Bekhor

I problemi legati alla crisi di coppia sono un argomento sempre più attuale purtroppo. Un racconto pubblicato sul sito Chabad.org, che ha registrato uno dei maggiori numero di accessi, ci offre l’occasione di imparare molto a questo riguardo per risolvere i problemi di coppia.

I due collaboratori domestici impiegati a casa del Rebbe, hanno raccontato che egli, quando aveva bisogno di parlare con sua moglie, non la chiamava ad alta voce da un’altra stanza e non le chiedeva di raggiungerlo; era lui ad andare da lei e le parlava SOLO faccia a faccia.

Uno studioso ha evidenziato che buona parte dei problemi di coppia nascono da errori di comunicazione, anche dal fatto che uno dei due coniugi si rivolga all’altro urlando da una parte all’altra della casa.
L’equilibrio familiare è sempre più a rischio soprattutto nel mondo troppo liberale, delle società odierne, dove ognuno può e da sfogo ai suoi istinti e ai suoi piaceri. Questa tendenza è la causa principale per cui le coppie e le famiglie “crollano” con delle percentuali sempre più disastrose.
La teoria di lasciarci andare alla nostra natura (accoppiarci a chi ci sembra più attraente…) sarebbe giusta se fossimo stati creati come degli angeli, ovvero senza alcuna fisico e senza tentazioni. Ma il Creatore non ci ha creato così perché allora saremmo dei robot e non avremmo libero arbitrio e non avremmo nessuna ragione di esistere visto che gli angeli sono molto più bravi degli uomini a lodarLo.
Non solo ma non saremmo degni di avere alcuna ricompensa se non avessimo libero arbitrio, perché il nostro destino sarebbe già scritto e non avrebbe senso premiarci per aver scelto la strada giusta.
Non riesco a capire come mai quando si tratta di alcool o cibo bisogna essere moderati, mentre per il sesso no! In realtà tutte le tendenze anche se innate, devono essere equilibrate.
Così Dio ci ha creato con caratteri buoni e altri meno buoni per rettificarli. Non a caso lo Zohar – il Libro dello Splendore chiama questo mondo: olam hatikun – il mondo del perfezionamento.
Il Talmud dice: se uno NASCE con una NATURA che gli piace vedere il SANGUE è bene che lui lavori come CIRCONCISORE, così devia la sua natura in qualcosa di appropriato.
Se questo vale per tutti gli orientamenti che devono essere bilanciati a maggior ragione questo vale quando si parla di intimità: che è il sentimento con più rischio di attrazione superficiale.
Per questo è fondamentale ricordare che in questo ambito il liberalismo totale corrisponde a una vita irrequieta, sempre in ricerca di fantasmi e basata sulla felicità del momento, ma senza una visione completa del futuro della famiglia…
Alla fine della parashà di Balàk si racconta come Bilam non riesce a colpire con le sue maledizioni e il suo malocchio allora consiglia di mandare le donne più belle di Midian e fa un colpo “basso” causando la morte di 24.000 Israel. Bilam era molto esperto nel maledire, ma sapeva che aveva come riserva un’arma molto più potente per fare cadere gli uomini nella trappola. Non solo riesce nel suo intento, ma alla fine cade perfino un capo della tribù di Shimon, niente meno che Zimri ben Salu. Un capo di una tribù vuole dire avere delle qualità spirituali molto elevate.
La morale che dobbiamo imparare è che davanti a questo istinto nessuno è immune e perfino i grandi capi sono sempre a rischio di perdere la ragione e comportarsi in maniera impulsiva come un animale.
La Torà è il nostro manuale di vita che ci illumina il nostro cammino e senza di esso siamo come smarriti nella giungla. Ricordiamoci di allontanarci dall’immoralità e di coltivare il rapporto familiare come se fosse la cosa più preziosa al mondo, perché non c’è cosa più importante della famiglia e come dice il Talmud: rispetta tua moglie più del rispetto che hai per te stesso.

Ti riporto i link delle lezioni on line su virtualyeshiva.it della parashà di questa settimana.

Shabbat Shalom
Rav Shlomo Bekhor

NUOVA LEZIONE BOMBA IMPERDIBILE
parasha 40° di BALAK
BALAK: CONDIZIONE ASSOLUTA PER ENTRARE IN ISRAEL!
Perché la Torà Da Tanta Importanza alle Benedizioni di Bil’àm?

https://youtu.be/AY0VGvjfiyA

BALAK
Al seguente link si trova la lezione sulla nostra parashà molto interessante in formato mp3 e mp4:
http://www.virtualyeshiva.it/2010/06/25/balak-5770-sentire-solo-cio-che-si-vuole-sentire/
Dal seguente link si scarica il file audio immediatamente, senza aprire la pagina web:
http://www.virtualyeshiva.it/files/10_06_24_balak5770_perche_H_arrabbia_con_bilam.mp3

SENTIRE SOLO CIO CHE SI VUOLE SENTIRE!

Perché Ha-shem si arrabbia con Bilam se gli dice di andare?

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Per ascoltare le altre lezioni sulla nostra parashà cliccare al seguente link:
http://www.virtualyeshiva.it/2019/07/17/balak-5772-6-lezioni/

Riassunto BALÀK:
1) Balàk chiama Bilam per maledire il popolo di Israele 2) L’asina di Bilam parla 3) Le trasformazioni delle maledizioni di Bilam in benedizioni 4) La strategia di Bilàm per vincere gli Ebrei: far peccare ‘Am Israel 5) Morte di 24.000 Ebrei per le immoralità assunte con le donne midianite.
Ma questa settimana le sincronizzazione degli eventi è stata perfetta.

BALAK: CONDIZIONE ASSOLUTA PER ENTRARE IN ISRAEL!

PANORAMICA DI BALAK
La precedente parashà si conclude con l’arrivo del popolo ebraico sulla soglia della terra promessa. La restante parte del Pentateuco, ovvero le seguenti quindici parashòt (da Balàk in poi) – più di un quarto delle cinquantaquattro di tutta la Torà – ha come scenario l’ultima tappa dell’esodo degli Israeliti dall’Egitto.
Ora ci aspetteremmo che la Torà volga l’attenzione ad argomenti pertinenti all’entrata nella Terra di Israele: i suoi confini, le leggi sulla successione ereditaria della terra e le istruzioni per l’imminente conquista. E in effetti così sarà, ma all’inizio si racconta come Israèl si scontra con il suo ultimo nemico prima dell’ingresso nella Terra: l’alleanza di Moàv e Midyàn. Questo evento si trasforma in un dramma con diversi atti, i cui dettagli e conseguenze si estendono su gran parte delle prossime tre parashòt.
Il primo atto di questo dramma è il curioso racconto di come il re moabita Balàk ingaggi l’indovino gentile Bil’àm per maledire Israèl.
Perché la Torà ci parla così tanto di questa coppia e del loro piano fallito? Il popolo ebraico non è per niente coinvolto negli eventi; infatti, i saggi sottolineano che la storia sia stata riportata integralmente nella Torà come dimostrazione che la Torà è stata scritta attraverso la profezia, perché altrimenti Moshè non avrebbe saputo tutto l’accaduto nei particolari! È vero, questa cronaca fornisce lo sfondo a quelle che sono le sue conseguenze (che iniziano alla fine di questa parashà), nelle quali Israèl è preso nella trappola del complotto di queste nazioni, per sedurlo col peccato sessuale. Ma se questo fosse il suo unico scopo, l’intero episodio poteva essere riassunto in poche frasi, piuttosto che avere questo lungo risalto, abbandonando completamente la narrazione principale della Torà.
Ciò che è particolarmente ironico in tutta questa storia è che i tentativi di Bil’àm falliti di maledire Israèl lo portano a esprimere il più esplicito dei riferimenti velati della Torà riguardo la futura venuta del Messia. Al di fuori di queste profezie, ci sono solo vaghe allusioni alla redenzione finale nei cinque libri che il profeta per eccellenza Moshè ci ha trasmesso. Potrebbe quindi sembrare che la Torà dettagli la storia di Balàk e Bil’àm esclusivamente per trasmettere queste profezie.
Invece, proprio alla vigilia del loro ingresso nella terra promessa, Hashèm ha voluto ispirare il popolo con una visione del suo destino e scopo finale, per indirizzarlo verso il suo vero obiettivo, al di là del suo scopo immediato di conquistare la terra ed eseguire tutti i comandamenti (molti dei quali si possono osservare solo in Israèl). Questo destino gli impone di vivere stabilmente in un luogo con un’occupazione materiale di esso, infatti gran parte dei precetti sono legati al lavoro fisico della terra.
Ci si potrebbe domandare: una volta che sappiamo cosa Hashèm ci chiede di fare adesso, perché dobbiamo anche conoscere la ricompensa del nostro obiettivo finale? Il nostro compito è fare ciò che Hashèm vuole da noi e se questo ci porta una ricompensa ben venga, ma perché non credere senza riserve che Hashèm fornirà la ricompensa quando arriverà il momento, senza preoccuparsi del come e quando?
La risposta ovvia è che avere una visione completa e chiara di ciò che stiamo operando e verso quale traguardo arriveremo fa una grandissima differenza nella qualità del nostro lavoro e nello sforzo che ci mettiamo dentro. Hashèm vuole che noi Lo serviamo in modo ispirato; vuole che la nostra visione sia la Sua visione, i nostri obiettivi siano i Suoi obiettivi. Naturalmente, la nostra relazione con Hashèm deve essere basata sulla devozione assoluta e incondizionata che ogni creatura deve al suo Creatore, ma questa è solo la base e l’inizio. L’ideale che Hashèm vuole è che noi sogniamo ciò che Egli sogna ed è per questo che condivide con noi il suo sogno, quando nel futuro non esisterà né male né mortalità.
Tuttavia, a parte il fatto disorientante che un tale aspetto fondamentale dell’ebraismo venga portato alla luce da un re idolatra e dall’ossessione di maledirci di un egocentrico indovino, la domanda precedente rimane ancora: la Torà avrebbe potuto riportare le profezie messianiche risparmiandoci i lunghi dettagli della storia di Bil’àm e Balàk!
Inoltre il nome della parashà rappresenta tutte le vicende di quella porzione, perciò se le profezie della redenzione fossero il centro della parashà, perché viene chiamata Balàk? Come accennato in precedenza, il lettore attento noterà che la Torà evita parole e idiomi negativi ogni qualvolta sia possibile. Inoltre, la Torà ci impone di cancellare tutte le tracce di malvagità e idolatria[1]. Allora, perché la tradizione immortala il nome di un re malvagio e idolatra, che chiaramente desidera sterminare Israèl a tutti i costi, e purtroppo egli riesce in parte nel suo intento provocando la morte di oltre centomila ebrei[2]?
Oltretutto, il vero cattivo della storia sembra essere Bil’àm, la cui rinomata capacità di maledire ha rappresentato una vera minaccia per Israèl. In realtà è Balàk colui che ingaggia Bil’àm, anche se l’azione si concentra maggiormente su Bil’àm.
La risposta a queste domande può essere trovata ricordando che la parashà in cui avviene il dono della Torà riceve, in maniera analoga, il nome di un idolatra: Yitrò. La spiegazione è che Yitrò è la base per permettere che la Torà venga data e quindi che la luce del Dio unico possa penetrare tutta la realtà. Solo così si potranno trasformare anche gli elementi che negano Hashèm, o almeno rivelare che Dio è l’unica autorità. Prima che la Torà potesse essere data, era fondamentale che Yitrò, arci pagano e idolatra esperto, dovesse riconoscere l’esistenza e l’onnipotenza di Hashèm.
Questo concetto è parallelo al percorso della storia di Balàk: come introduzione e preparazione fondamentale per entrare nella terra promessa, dobbiamo ricevere le più grandi benedizioni dal più grande idolatra e antisemita esistente, dobbiamo conoscere lo scopo finale di questo progetto. Solo così potrà attuarsi pienamente il progetto divino finale di costruire una dimora per l’infinito nel finito materiale.
Infatti, allo stesso modo, prima che Israèl potesse entrare nella Terra Promessa e iniziare ad adempiere i precetti della Torà nel mondo fisico – con l’obiettivo finale di giungere all’era messianica – doveva manifestarsi un atto analogo a quello di Yitrò: bisognava porre le fondamenta per la trasformazione di tutta la realtà, che sarebbe stato l’obbiettivo finale e il risultato del popolo ebraico quando inizierà a vivere nella sua terra. L’odio e le maledizioni dei nemici del popolo di Hashèm dovevano essere trasformati in benedizioni, e non in qualsiasi benedizione, ma nelle profezie della vittoria finale del popolo di Hashèm sugli stessi nemici che cercavano di maledirli. Nell’era messianica, le nazioni del mondo useranno il loro potere per aiutare Israèl invece di combatterlo, come è scritto: “i re saranno i tuoi tutori e le loro principesse le tue nutrici” (Yesha’yà 49, 23). “Gli stranieri custodiranno i vostri greggi, e i figli dello straniero saranno i vostri agricoltori e i vostri vignaioli (ibid 61, 5-6). Dal momento che la Redenzione messianica preannuncia il completo annientamento e la trasformazione del male, è ora evidente il perché le profezie riguardanti questa epoca sono pronunciate proprio dalla bocca di Bil’àm. Solo in questo modo si può manifestare tutta la forza della loro essenza che potrà essere trasformata entrando in Israèl e osservando tutti i comandamenti divini, ovvero iniziando il percorso di trasformazione della materia in una dimora per l’infinito che si culminerà con la redenzione, quando anche il peggiore antisemita benedirà Israèl.
Per la stessa ragione, la parashà prende il nome da Balàk[3], poiché egli incarna l’idea che la redenzione messianica sarà la completa trasformazione del male in bene. In primo luogo, egli odiava il popolo ebraico più di chiunque altro (incluso Bil’àm, che non avrebbe tentato di maledire Israèl se Balàk non lo avesse assunto per farlo[4]), ma il risultato del suo odio era che Israèl venisse benedetto con l’assicurazione del suo trionfo.
In aggiunta risulta che Balàk è un diretto antenato del Messia: Re David, il progenitore del Messia, era il pronipote di Rut, la moabita convertita (Rut 4, 16-21) discendente di Balàk (Talmùd Sotà 47a). In realtà, Balàk percepì che il Messia sarebbe stato tra i suoi discendenti, e sentì che se lui avesse maledetto Israèl, questa grandezza sarebbe rimasta nella sua stessa gente. La trasformazione del male in santità era esattamente ciò che temeva[5].
Poiché Balàk personificava l’incallito odio del male e la sua trasformazione finale in santità, la parashà prende il nome da lui e non da Bil’àm. L’odio di Balàk è stato il catalizzatore che ha dato inizio all’intero episodio[6].
I quattro libri della Torà rappresentano la storia della creazione del mondo e il suo processo evolutivo, diviso in quattro fasi che corrispondono ai quattro libri della Torà[7], come spiegato nella prefazione di Bemidbàr.
Cosi, comprendiamo meglio perché l’ultimo dei quattro libri della Torà, che rappresenta la conclusione del ciclo della storia del mondo – proprio verso la fine di Bemidbàr in poi – ci narra quello che succederà alla fine dei giorni: l’era messianica o meglio l’era dorata.
* * *
La parola Balàk in ebraico significa “reciso” o “morto”[8]. Allegoricamente, quindi, la parashà di Balàk descrive lo stato spirituale di una persona al suo punto più basso.
In effetti a volte capita che, proprio quando stiamo per raggiungere un obiettivo importante nella nostra vita, quando stiamo per entrare nella nostra “terra promessa”, la nostra ispirazione divina viene frustrata da un sentimento di inutilità e abbattimento, che ci fa sentire non all’altezza della nostra mansione. Un’autovalutazione onesta ci lascia troppo consapevoli delle nostre mancanze e limitatezze. Come possiamo illuderci di realizzare il nostro importante compito quando ci sentiamo così tanto corrotti e profondamente carenti delle qualità necessarie per affrontare la sfida fino in fondo? Ci sentiamo “tagliati fuori”, la nostra vita sembra una maledizione.
In tali momenti, dobbiamo ricordare che Balàk è un progenitore del Messia: se rinnoviamo la nostra connessione con il nostro obiettivo finale, possiamo trasformare la fonte originaria della maledizione dentro di noi, in una sorgente di benedizione. Possiamo trasformare il nostro nemico interiore e la propensione a maledire la nostra stessa missione in una benedizione, adottando il sogno di Hashèm come nostro. Ognuno di noi possiede una scintilla messianica, un potenziale ruolo da svolgere nel riscattare il mondo. Il concentrarci sul nostro imperativo messianico interiore ci consente di elevarci sopra noi stessi e di realizzare quella che è la nostra vera identità, l’infinita grandezza interiore.
La stessa lezione vale per la nostra relazione con gli altri. A volte possiamo incontrare qualcuno che appare del tutto dissociato dalla spiritualità e del tutto disinteressato a far progredire la causa della santità. Il suo prendersi gioco della santità potrebbe renderci abbattuti nel riorientarlo verso la sua vera essenza dell’anima, in modo che concentri la sua vita sugli obiettivi dell’ebraismo. Ma se ricordiamo che nella sua anima c’è una scintilla Divina che deve essere rivelata per trasformare la sua esistenza in bontà e santità, possiamo allora davvero cambiare questo individuo “maledetto” in una fonte di benedizione[9].

[1] Mishlé 10,7; vd Talmùd Yomà 38b
[2] Vd Rashì Bemidbàr 25, 5
[3] Anche se i nomi dei parashòt sono generalmente presi tra le loro prime parole, la parola Balàk in questa parashà è preceduta dalla parola “e vide” (vayàr). Così, la parashà avrebbe potuto essere chiamata con questa parola, proprio come, per esempio, i parashòt Vaerà e Vayerà prendono il nome dalle loro prime parole e non seguono i soggetti di questi verbi (Dio in Bereshìt 18, 1; Avrahàm Yitzkhàk e Ya’akòv in Shemòt 6, 3)
[4] Midràsh Tankhumà, Balàk 2. Secondo altri, tuttavia (vd Rashì 22:11), Bil’àm odiava Israèl più di Balàk.
[5] Shenè Lukhòt Habrìt 363b, citato Or Hatorà Balàk p. 902
[6] L’idea che Balàk sia stato l’istigatore iniziale riecheggia anche nell’haftarà: “Popolo mio, ricorda ciò che Balàk, il re di Moàv, consigliò, e ciò che Bil’àm, figlio di Beòr, gli rispose” (Mikhà 6, 5); Bil’àm solo rispose alle iniziative di Balàk
[7] Il quinto libro è chiamato Mishné Torà ed è il riassunto dei primi cinque
[8] Vd Yesha’yà 24, 1 e comm.
[9] Basato su Likuté Sikhòt, vol. 23, pp. 166 segg; Sikhòt Kòdesh 5733, vol. 2, p. 281-2; Toràt Menachem 5745 Balàk; Likuté Sikhòt vol. 28, pp. 274 e segg.
(estratto dal nuovo libro della Torà Bemidbàr che ha bisogno di tanti soci per essere pubblicato)
Dice il trattato di Avot cap 4 mishna 19: quando cade il tuo nemico non gioire, perché poi lui riverserà la SUA IRA SU DI TE… Quando qualcuno cade se uno gioisce alla fine ritorna su di lui, perché in Cielo aprono il suo file per vedere se lui merita veramente di non cadere. La fortuna è un dono da Dio e non bisogna essere arroganti e pensare di essere superiori… Pochi giorni fa quando la Germania ha battuto con aiuto dell’arbitro la Svezia e invece di uscire con umiltà è andata a provocare la Svezia causando una rissa in campo… Questo è in aggiunta alla precedente manifestazione di superiorità “UBER ALLES” ai danni dell’Italia: “La mia favorita? L’Italia e l’Olanda hanno ottime possibilità…” sono passate poche settimane dalla battutaccia di Bastian Schweinsteiger, che parlando alla tv americana prendeva in giro gli Azzurri per la mancata qualificazione ai mondiali. Il video in questione è tornato virale in queste ore, dopo la clamorosa sconfitta dei tedeschi contro la Corea del Sud… La più grande disfatta: uscire al primo girone dall’ultima squadra del girone. L’arroganza di Schweinsteiger è costata molto cara alla Germania, che ancora non ha digerito il colpo dell’eliminazione che ha subito in semifinale dall’Italia nel SUO MONDIALE A CASA SUA!

Ti riporto i link delle lezioni on line su virtualyeshiva.it della parashà di questa settimana.

Shabbat Shalom
Rav Shlomo Bekhor

IN ANTEPRIMA LA PARASHA DI Balak di questa settimana DAL NUOVO LIBRO:

Per scaricare cliccare con il mouse destro dal seguente link:

www.virtualyeshiva.it/files/kodesh/parashat_balak

per la haftarà:

www.virtualyeshiva.it/files/kodesh/parashat_balak

Si consiglia di stampare le pagine del pdf per poterlo studiare di Shabbat.

(Ideale stampare 2 pagine in una foglio A4 fronte e retro per cui saranno solo 16 pagine).

Ognuno può sostenere questo importante e oneroso progetto, attraverso un piccolo contributo, o acquisendo qualche copia in anteprima.
Questo è un grande merito per compiere una grandissima mizvà, partecipando al più grande progetto di cultura ebraica in italiano.

BALAK

NUOVA LEZIONE VIDEO BALAK 5778 15MN

Parashà di Balàk è la parashà della redenzione di Mashiakh.
Solo in questa parashà troviamo le profezie sulla redenzione futura.
Questa parashà rappresenta il concetto della trasformazione del male in bene. Delle maledizioni di Bil’àm in benedizioni. Del buio dell’esilio in redenzione. Noi siamo qui nel mondo per fare questa trasformazione iniziando da noi.
https://youtu.be/HJKo4hDrOW8

Al seguente link troverai la pagina web con la lezione sulla nostra parashà:
http://www.virtualyeshiva.it/2011/05/24/lag-baomer-5771-zimri-e-kozbi-promessi-sposi/
dal seguente link si può scaricare il file audio immediatamente, senza aprire la pagina web:
http://www.virtualyeshiva.it/files/10_06_24_balak5770_perche_H_arrabbia_con_bilam.mp3
per vedere il video della lezione direttamente, cliccare qui:
https://vimeo.com/24272101

ZIMRI E KOZBI: PROMESSI SPOSI

 La Vita di Rabbi Akiva alla luce della Cabalà!

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Virtual Yeshiva non fa pagare nessuna iscrizione al sito perche’ vogliamo che la Tora sia accessibile a tutti. Aiutando Virtual Yeshiva potrete diventare soci nella diffusione della Tora. Sul seguente link puoi trovare come mandare una donazione
http://www.virtualyeshiva.it/voglio-aiutare/La lezione approfondisce questi punti, attingendo da fonti midrashiche, testi di mistica ebraica e khassidici, in una cornice unica, chiara e comprensibile per tutti, alla luce degli insegnamenti dei grandi Maestri dell’ebraismo.Per ascoltare le altre lezioni sulla nostra parashà cliccare al seguente link:

Riassunto BALÀK:
1) Balàk chiama Bilam per maledire il popolo di Israele 2) L’asina di Bilam parla 3) Le trasformazioni delle maledizioni di Bilam in benedizioni 4) La strategia di Bilàm per vincere gli Ebrei: far peccare ‘Am Israel 5) Morte di 24.000 Ebrei per le immoralità assunte con le donne midianite.
Ma questa settimana le sincronizzazione degli eventi è stata perfetta.

DOPPIA FACCIA DI BILAM!

La parashà di questa settimana è incentrata sulle benedizioni date al popolo ebraico dal profeta non ebreo Bil’àm. Il re di Moàv Balàk, temeva che gli ebrei avrebbero attaccato lui e il suo popolo sul loro cammino verso Eretz Israèl, così assoldò Bil’àm, un profeta gentile, per maledire gli ebrei.
Benché Bil’àm desiderasse adempiere la richiesta di Balàk, quando si preparò a pronunciare maledizioni, Ha-Shèm gli mise in bocca benedizioni ed egli fu costretto a pronunciarle. Così potenti furono le sue benedizioni che esse sono registrate nella Torà per l’eternità e alcune hanno preso posto nelle nostre preghiere.
Quando Bil’àm vide che Ha-Shèm non gli permetteva di maledire il popolo, cercò di danneggiarlo in altro modo. “Il loro D-o”, disse a Balàk, “odia l’immoralità. Fai in modo che le tue donne seducano i loro uomini”.
Balàk lo ascoltò e come risultato, una pestilenza assediò il popolo ebraico, uccidendone 24 mila.
I nostri saggi chiedono, “Perché Ha-Shèm conferì intuizione spirituale e doni di profezia a un uomo malvagio come Bil’àm?”
Essi spiegano che in futuro, i gentili si lamenteranno con Ha-Shèm, dicendogli che agli ebrei furono concessi profeti e, di conseguenza, essi furono in grado di progredire spiritualmente. Ha-Shèm risponderà che non fu solo il dono della profezia che portò gli ebrei ad avanzare. Poiché egli concesse un profeta, Bil’àm, anche ai gentili, e cosa fece questi? Invece di aiutare le persone a crescere spiritualmente, incoraggiò l’immoralità, addirittura si accoppiava con la sua asina!!!
Questa vicenda sottende un’importante lezione per tutti i tempi. L’elevazione spirituale non può essere vista separatamente dalla condotta di una persona. Il valore di veggente / mago che sa tutto, consapevole della realtà spirituale, ma che persiste nel condurre un’esistenza depravata, è l’opposto della fede ebraica.
L’ebraismo vede la consapevolezza spirituale come uno strumento per accrescere e intensificare la propria esperienza giorno dopo giorno, non semplicemente come un elevato altopiano spirituale.
Qualunque intuizione spirituale o esperienza uno abbia, essa deve essere applicata a una condotta più profonda e significativa. La spiritualità non è una vetta di cui godere e poi ignorare. Al contrario, deve essere incorporata nel modo in cui costruiamo le nostre relazioni, fondiamo le nostre famiglie e forgiamo il nostro ruolo nella società in generale.
La lezione è allora duplice:
a) Coloro che ricercano l’esperienza spirituale devono realizzare che ciò dovrebbe condurre a un più profondo impegno a una vita morale a casa e sul lavoro.
b) Coloro che lavorano per promuovere valori familiari e verità morali dovrebbero concentrarsi sulla componente spirituale di questi valori e verità e comprendere che questa coscienza può accrescere e intensificare il potere del loro messaggio sia per se stessi che per i loro allievi.

BALAK

3 DI TAMMUZ/BALAK 5771 – PARTE I + PARTE II
Fabrenghen + shiur: una splendida lezione diversa dalle altre e più lunga!
Un omaggio al Rebbe insieme ad un approfondimento mistico sulla parashà di Balak e l’avvento dell’Era Messianica!

OMER 5771 BALAK 5771 – ZIMRI E KOZBI: PROMESSI SPOSI
La Vita di Rabbi Akiva alla luce della Cabalà!

BALAK 5770 – SENTIRE SOLO CIO CHE SI VUOLE SENTIRE!
Perché Ha-shem si arrabbia con Bilam se gli dice di andare?

BALAK 5768 – IL PIU GRANDE ANTISEMITA DELLA STORIA!
Perché un’intera parashà viene chiamata con un nome di un grande nemico di Israel ed antisemita? Alle origini dell’antisemitismo!

KHUKAT/BALAK 5766 – LA RAGIONE DELLA LOGICA!
Perché Ha-shem ci ha dato i precetti logici? Il vestito “aggiunto” dei precetti logici.

BALAK 5765 – LA FORZA DELLA PAROLA!
Dalla negatività di Balak e Bilam alla venuta di Moshiakh!