Tazria Metzorà 5783: 8 LEZIONI

19 Aprile 2023 1 Di HaiimRottas

Questo Shabbàt 22 Aprile 2023, 1° IYAR Rosh Chodesh 5783 leggeremo le Parashot di Tazria e Metzorà

I° sefer Lev 12, 1 – 15, 33

II° sefer Num 28, 9-15

HAFTARÀ
Isaia 66,1-24; 66,23

2° Pirke Avot

QUANDO FACCIAMO IL NOSTRO RESET?
E nella natura umana dare per scontato ciò che si è abituati ad avere, anche solo dopo poco
tempo ci abituiamo subito all’idea. Ad esempio dimentichiamo troppo facilmente dove
eravamo prima, e appena ci abituiamo a uno standard di vita più alto, ci arrabbiamo per
delle mancanze, perché ormai quello che abbiamo è lo diamo per scontato, per cui ci manca
sempre qualcos’altro rispetto al nuovo profilo di vita in cui ci si trova.
Nel Talmud troviamo tanti riferimenti a questo concetto come chi ha dieci vuole venti, chi
ha cento vuole duecento, chi ha mille vuole duemila…
Purtroppo è la natura dell’uomo! Ma non è la vera natura essenziale dell’uomo, perché
quando Dio l’ha creato non era questa la sua natura e la sua vera essenza. Solo dopo che
l’uomo ha mangiato dall’albero della conoscenza e ha iniziato a sentire la propria esistenza
ed ego, solo allora ha smesso di sentire come in realtà dipende dal Creatore e voler
pretendere sempre più materialismo per accontentare il corpo a scapito dei bisogni spirituali
dell’anima.
Alcuni esempi di vita:
Sei single e ti manca un partner, Sei in coppia e ti manca la libertà.
Lavori e ti manca il tempo, hai troppo tempo libero e vorresti lavorare.
Sei giovane e vuoi crescere per fare le cose degli adulti, sei adulto e vorresti fare le cose dei
giovani.
Sei nella tua città ma vorresti vivere altrove, sei altrove ma vorresti tornare nella tua città.
Forse è tempo di smettere col guardare sempre a ciò che ci manca e iniziare a vivere nel
presente, apprezzando davvero quello che abbiamo. Godiamoci il profumo della nostra casa
prima di aprire la porta ed uscire a cercare i profumi del mondo. Perché niente è scontato,
e ogni cosa è un dono. Diamogli valore! La base della fede ebraica è ricordare l’uscita
dall’Egitto ogni giorno e ricordare quando eravamo schiavi per costruire le piramidi in
condizioni di vita pietose e disastrate. Senza guardare il passato non potremo apprezzare il
presente e non potremo essere riconoscenti per tutto il bene che Hashèm ci dà.
La Torà ci insegna in tante occasioni che per ricevere benedizioni e successo bisogna essere
grati di quello che abbiamo, e dire sempre grazie ed essere sempre felici in ogni momento
e in ogni situazione. Ogni tanto bisogna fare un risettaggio dei parametri per avere ben
presente questa regola basilare della vita. Le nostre parashòt di questa settimana della
malattia della Tzara’àt sono un esempio di “reset” che Hashèm ci manda per riflettere su
questi temi e dove abbiamo sbagliato con la maldicenza che nasce dall’ego. Ogni tanto
dobbiamo fare un reset da soli e oggi che non abbiamo il Santuario e non abbiamo la
Tzara’àt, possiamo e dobbiamo farlo quando leggiamo questo Shabbat queste due parashòt.

Tazrìa

Nella Parashà di Tazria continua la discussione sulle leggi relative alla tumà vetaharà, impurità e purezza.
Una donna che ha partorito deve compiere un processo di purificazione, immergendosi nel Mikvè, e portare offerte al Santuario. Tutti i bambini maschi devono essere circoncisi nell’ottavo giorno dalla loro nascita.
Diverse norme relative alla Tzaraat, una piaga di origine sovrannaturale che può colpire abiti, abitazioni e le persone.

Metzorà

Viene descritta la purificazione di una persona affetta da Tzaraat.
Anche una casa può essere colpita dalla “lebbra”, con il manifestarsi di macchie rosse o verdi nelle pareti.
L’impurità può colpire anche le pareti di una casa, gli abiti e infine la persona stessa.
Ci sono diverse forme di impurità, che, si possono contrarre anche attraverso la perdita seminale nell’uomo o mestruali nella donna.
La purificazione richiede l’immersione in un mikvè (bagno rituale).

Nella lingua ebraica vi sono tante parole che possono assumere molti significati, ma ve ne è una in particolare che, come poche altre, dovremmo sempre tenere a mente: Sèfer. Questo termine significa “libro”, ma non solo! Da esso originano moltissime parole dense di significato, ma adesso basterebbe citarne solo una Safìr che significa “zaffiro”, sinonimo di oggetto prezioso e luminoso. Appunto come un libro il cui “prezioso” contenuto può illuminare dentro e fuori di noi.

Pertanto, in un periodo non facile, come questo che stiamo vivendo, fatto di tanti piccoli e grandi problemi d’affrontare quotidianamente, Mamash Edizioni ha il piacere di annunciare la imminente uscita di nuovo libro intitolato, Saggezza Quotidiana che è la traduzione di un best seller americano DAILY WISDOM.
Come è facilmente intuibile dal suo nome, questo nuovo testo si propone di diventate un piccola, ma importante “guida” durante il nostro cammino della vita. Esso è un concentrato di insegnamenti chassidici del Rebbe, pieni di riflessioni, illuminazioni e soluzioni su tanti aspetti della vita.
Attraverso una “rilettura” della Torà, di tutti i suoi cinque Libri, quest’opera, ne sono sicuro, riuscirà a raggiungere il suo scopo: dare un senso alla nostra vita, un perché alla nostra esistenza e farci riflettere al fine di migliorare sempre più in ogni nostro aspetto. Di seguito alleghiamo un estratto del nuovo libro sulla porzione di questa settimana della Torà, Tazri’a. In particolare, il brano affronta, con il solito acume cassidico, la “strana malattia” di cui parla ed è intitolata la porzione settimanale la tzarà’at.

Paradossalmente, la tzarà’at sulla pelle di una persona la rende ritualmente impura solo se copre una parte del suo corpo. Se invece si diffonde su tutto il corpo non è considerata ritualmente impura.

Uno dei segni dati dai saggi circa l’arrivo imminente del Messia è che “il governo è diventato eretico”, questa nozione è menzionata nella legge della tzarà’at: quando essa copre l’intero corpo, la persona non è impura.
Ci sono due modi in cui i governi del mondo possono essere considerati “eretici”. Il modo negativo è che l’eresia domina effettivamente su tutti i governi del mondo. Il modo positivo è che quando la verità della Torà sarà evidente a tutti, sarà universalmente riconosciuto come “eretico” qualsiasi governo che non si sottomette alle regole della Torà stessa.
La nostra speranza e preghiera è che la redenzione avvenga nel secondo modo. È quindi imperativo che Israèl incoraggi le nazioni del mondo ad adempiere ai comandamenti che la Torà obbliga loro di osservare. Riconoscendo la Torà – come unica base possibile per un vero comportamento etico e moralmente giusto – il mondo non ebraico giungerà a riconoscere e ad apprezzare Israèl come all’avanguardia della giustizia universale, della moralità e della pace; questo aprirà la strada alla definitiva Redenzione Messianica.

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GRAZIE ALLA TZARÀ’AT… UNA RIFLESSIONE DI VITA
NOACHISMO, EBRAISMO O ALTRO…?

Ognuno ha una propria missione nella vita, un suo compito, una direzione particolare da intraprendere, tuttavia, a volte succede che non la si accetti o non la si vuole seguire. Perché?
Come accennato sopra, la tzarà’at non è una malattia, ma è un “difetto” spirituale che si manifesta nel corpo di una persona. In estrema sintesi, essa origina da una mancanza di “bitùl-annullamento” delle emozioni umane (concetto legato proprio alla Saggezza di Dio, alla Torà), ossia esse non diventano un veicolo per adempiere alla volontà di Dio, annullandosi, ma acquisiscono una sorta di “vita propria e autonoma”.
Uno dei motivi principali è proprio quanto detto sopra: a volte le nostre emozioni, il nostro IO, EGO ci domina e ci porta in strade solo apparentemente utili e soprattutto, apparentemente in linea con la nostra individuale “missione divina” in questo mondo. Quando si è presi dal proprio IO, l’amore per Dio e il desiderio di elevazione spirituale, sono indirizzati o possono esserlo, ad alimentare un insieme di certezze e desideri e aspirazioni “personali” che in realtà alimentano solo il proprio ego.
Per essere più concreti: Dio, attraverso la Saggezza della Torà, ha “progettato” che nel mondo vi siano ebrei e non ebrei. Ognuno con determinati, obblighi, doveri, oneri e onori. Niente di sbagliato in questo, anzi! Proprio GRAZIE a questa “divisione del lavoro” Dio ci sprona a migliorare questo mondo al fine di renderlo una dimora per Lui e in definitiva a rivelare e realizzare la Redenzione Messianica. La Torà ha stabilito che per gli ebrei vi sono 613 mitzvòt e per il resto del mondo i precetti noachidi (7 più derivati).
Tuttavia, vi sono singoli individui e/o gruppi che si illudono, illudendo anche le persone con cui vengono a contatto, che per redimere e migliorare questo mondo vi sia una “terza via”: quella del mix ebraico o cristiano o buddista o noachide o tutte le cose assieme.
Invece, le cose non stanno proprio così! E il motivo principale è che si rischia, nel modo sopra descritto, di perdere la propria strada, o perlomeno renderla più difficile, disperdendo inutilmente le energie per fare ciò che Dio non ha chiesto di fare e di tralasciare ciò che invece Dio ci ha chiesto di fare.
Pertanto, per tutti coloro che cercano, sinceramente e umilmente (bitùl), il PROPRIO servizio Divino la prima cosa è quella di cercare il “proprio Aharòn, un Sacerdote”, ossia colui che possa guidarci seriamente verso il percorso spirituale per redimere finalmente questo mondo. Uno dei requisiti dei sacerdoti erano due: conoscenza della Torà e soprattutto la APPLICAZIONE concreta in tutti gli aspetti della vita delle sue norme e leggi.
Riguardo alla osservanza dei precetti Nohachidi ho diverso materiale se qualcuno fosse interessato vi invito a scrivermi in privato.

In memoria di mio padre Yaakov ben Shelomo
לעילוי נשמת אבי מורי ורבי ועטרת ראשי
יעקב בן שלמה ורחל

I DANNI DELLA LASHÒN HARÀ – MALDICENZA

Doeg diffamò Davìd e la sua maldicenza provocò la morte di tre persone e di tutti gli abitanti di una città, come apprendiamo da questo racconto:
Doeg, che visse durante il regno di re Shaùl, era un uomo brillante e un grande erudito di Torà. Riuniva in sé le funzioni di capo del tribunale ebraico e di consigliere personale del re Shaùl. Nessuno, però, poteva immaginare il suo carattere malefico, perché lo mascherava mostrando un atteggiamento compassionevole. Sapendo che Davìd era geloso di Shaùl, ed essendo egli stesso invidioso della sua conoscenza della Torà e della sua fama, non perdeva occasione per diffamarlo.
Fuggendo da Shaùl, Davìd passò da Nov, una città di cohanìm. Non aveva provviste e rischiava di morire di fame, così chiese al Sommo Sacerdote Akhimèlekh di dargli del pane. Gli fece credere che il re l’aveva inviato in tutta fretta per una missione molto urgente e che, di conseguenza, non si era munito di provviste. Quando Akhimèlekh gli rispose che l’unico pane disponibile in quella città di cohanìm era il sacro ‘lèkhem hapanìm’, Davìd gli spiegò che gli era permesso mangiarne, perché la fame stava mettendo la sua vita in pericolo.
Il Cohèn Gadòl ebbe fiducia in Davìd e gli diede il lèkhem hapanìm. Poi, consultò gli Urìm e Tummìm (lettere delle tribù sul pettorale del gran sacerdote) per sapere se doveva fornirgli altro aiuto e la risposta fu affermativa: affidò, quindi, a Davìd la spada del gigante Goliàt, che era custodita nel Mishkàn.
Doeg, che studiava la Torà poco lontano, scoprì che Davìd si era recato nella città di Nov. In quel tempo, il re Shaùl si sentiva costantemente minacciato da complotti immaginari, orditi contro di lui da Davìd, e accusava tutti i suoi ministri di parteggiare per lo stesso Davìd. Doeg colse, quindi, l’opportunità di nuocergli. Tornò a corte e, quando il re chiese ai suoi ministri di rivelargli i complotti di Davìd, lo denunciò: «A Nov, ho visto Davìd intrattenersi con il Cohèn Gadòl Akhimèlekh. Questi ha consultato per lui gli Urìm e Tummìm, poi lo ha rifornito di provviste e gli ha consegnato la spada di Goliàt».
Quelle di Doeg erano parole calunniose, che insinuavano un’alleanza tra Davìd e Akhimèlekh per cospirare contro il re. Riferire che il Cohèn Gadòl avesse consultato gli Urìm e Tummìm a favore di Davìd, era un fatto di enorme portata, poiché era vietato interrogarli per motivi di carattere privato. Solo il re in persona o un emissario della comunità poteva accedervi. Shaùl giunse alla conclusione – Doeg lo sapeva bene – che Davìd si fosse proclamato re davanti al popolo.
Shaùl convocò Akhimèlek e tutti i cohanìm della città di Nov, e accusò Akhimèlekh dicendo: «Perché hai aiutato Davìd, dandogli del pane e una spada? Evidentemente, lo riconosci come re; diversamente, perché avresti interrogato per lui gli Urìm e Tummìm? Tu cospiri con lui per togliermi il trono!».
Akhimèlekh si stupì per queste accuse e gli rispose con sincerità: “È la prima volta che mi rivolgo agli Urìm e Tummìm per Davìd. Ho pensato che, essendo il tuo devoto genero e l’emissario della comunità, egli meritasse che consultassi per lui gli Urìm e Tummìm! Khas veshalòm – Dio non voglia che io mi sia ribellato al re! Non capisco a cosa ti riferisci!».
Ma Shaùl rimase inflessibile. «Per aver attentato al mio trono, tu, Akhimèlekh, dovrai pagare con la vita» decretò, «tu e tutta la casa di tuo padre!». Poi ordinò ai suoi generali Avner e Amasà di passare a fil di spada tutti i cohanìm di Nov, per avere tradito il re cospirando con Davìd, crimine punito con la morte.

I due generali si rifiutarono di colpire i cohanìm, sapendo che, secondo la legge della Torà, occorre disobbedire anche al re se questi chiede di compiere un’azione che porti a trasgredire la Torà. L’uccisione dei cohanìm era, senza dubbio, un peccato perché il verdetto di Shaùl si basava sulla diffamazione, senza avere provveduto a un’inchiesta obiettiva.
Shaùl, allora, si voltò verso Doeg e gli disse: «Tu affermi che i cohanìm sono passibili di morte. È dovere del testimone partecipare all’esecuzione dell’accusato!».
Doeg acconsentì e uccise con le proprie mani ottantacinque cohanìm della città di Nov. Uomini, donne e bambini furono passati a fil di spada, mostrando a tutti quale fosse il destino riservato a coloro che sostenevano Davìd.
In Cielo, fu proclamato contro Doeg: «Rashà! Come osi parlare della Mia Torà, se essa non è nel tuo cuore? Cosa insegnerai ai tuoi allievi quando arriverai alle parashòt che trattano degli omicidi, dei bugiardi e dei racconta favole?».
La lashòn harà di Doeg ebbe come conseguenza la morte di tutti coloro che vi presero parte: Shaùl, che l’accettò, venne ucciso definitivamente dai filistei. Anche il generale Avner fu ucciso, poiché aveva assistito alla condanna a morte dei cohanìm senza protestare (secondo una diversa opinione della Ghemarà, egli protestò ma invano, e fu ucciso a causa di un altro peccato). La vita di Dòeg fu recisa dal Cielo prima che egli giungesse ai trentacinque anni di età, in base al principio secondo il quale “gli uomini sanguinari e ingannevoli non giungeranno alla metà dei loro giorni” (considerando che la piena misura dei giorni dell’uomo sia di settant’anni. Ne deriva che gli assassini e i bugiardi non vivono oltre i trentacinque anni, ossia circa la metà di una vita).
Mentre Doeg stava insegnando ai suoi allievi, Hashèm inviò tre angeli della Vendetta.
Il primo lo privò della memoria. Doeg disse ai suoi studenti che un certo oggetto era tahòr-puro, poi invertì le parole e lo dichiarò tamé-impuro. La confusione dei suoi giudizi aumentò e gli venne chiesto di lasciare il bet hamidràsh, ma egli rifiutò. I suoi allievi dovettero legarlo mani e piedi con delle corde, e portarlo fuori con la forza.
Il secondo angelo bruciò con il fuoco l’anima di Doeg, condannandola alla morte eterna. Doeg fa parte di coloro che non avranno parte nel Mondo a Venire.
Il terzo angelo disperse le ceneri delle sue spoglie mortali nelle sinagoghe e nei luoghi di studio, mettendole sotto i piedi dei studiosi di Torà.
Grazie alle sua straordinarie capacità, Doeg avrebbe potuto aspirare alla grandezza, ma la sua abitudine alla lashòn harà gli fece perdere la vita in questo mondo e nel mondo a venire.

Tratto dal Midràsh Racconta Vayikrà edizioni MAMASH

TAZRIA 5771 – VALORE E DIFETTO DELL’AMBIZIONE
Qual è il giusto equilibrio di questa caratteristica umana che talvolta provoca gravi danni?

METZORA 5771 – IL CONTRASTO CHE ANNULLA LA RECESSIONE
Da un’apparente contraddizione del Maimonide possiamo trarre un insegnamento per affrontare la “carestia” del giorno d’oggi!

TAZRIA 5770 – QUANDO L’UOMO DIVENTA D-O!
Il significato profondo dell’impurità, del ciclo mestruale e del parto. Qual è il valore della donna?

TAZRIA/METZORA 5769 – PERCHE’ ALCUNI GENITORI NON RIESCONO A EDUCARE I PROPRI FIGLI?
L’educazione ebraica: come comunicare con positività con i propri figli, i propri alunni, in famiglia, al lavoro.

TAZRIA 5768 – MALDICENZA: TRASFORMAZIONE IN MALE!
Perché la maldicenza è così negativa?

TAZRIA/METZORA 5766 – QUANDO UN UOMO È KASHER?
Dalla milà, alla punizione per la lebbra. Diversi aspetti che ci mostrano le condizioni di purezza per l’uomo.

TAZRIA 5765 – TAZRIA: RINASCERE DOPO IL PECCATO
Perché la maldicenza è una colpa così grave da essere severamente punita?