BEHAR/BEKHUKOTAY 5783 : 9 LEZIONI

10 Maggio 2023 1 Di HaiimRottas

Questo Shabbàt 13 Maggio 2023, 22 del mese di IYAR 5783 37° giorno dell Omer leggeremo le Parashot di Behar/Bechukkotài. Levitico Lev 25, 1 – 27 ,34

HAFTARÀ 

Italiani: Ez. 34:1,5
Milano/Sefarditi/Ashkenaziti Ger. 16:19-17:14

Pirqè Avot 5° capitolo

BEHAR

Levitico 25,1-26,2
Il Sign-re comunica le leggi dell’anno sabbatico a Moshè, sul monte Sinai. Ogni sei anni si dovrà cessare di lavorare la terra e i prodotti saranno a disposizione di chiunque durante il settimo anno.
Dopo sette cicli di sette anni ciascuno, ricorre il giubileo, yovèl, durante il quale non si lavora la terra, gli schiavi vengono liberati e le proprietà ancestrali vendute tornano in possesso dei proprietari originari. La parashà elenca anche le leggi riguardanti la vendita di terreni e le proibizioni contro la frode e l’usura.

BEKHUKOTAY

Levitico 26,3-27,34
Ha-Shem promette che se il popolo di Israele manterrà i suoi comandamenti, potranno godere della prosperità materiale e abitare nella loro patria. Ma Egli fornisce anche un severo monito di esilio, persecuzione e altri mali che si abbatteranno su di loro se abbandoneranno l’alleanza con Lui.
Tuttavia, “Anche quando saranno nel paese dei loro nemici, io non li getterò via, né li avrò mai in odio per distruggere loro e per rompere il mio patto con loro, perché io sono il Sign-re, loro D-o “.
La Parshà si conclude con le norme sul modo di calcolare il valore di diversi tipi di impegni assunti verso D-o, e la mitzvà della decima dei propri prodotti e del bestiame.

GUARDARE DIETRO AL SIPARIO
Qualche anno fa un Rabbino, appena sceso dall’aereo, prende un taxi per recarsi a
Gerusalemme.
Il tassista, un giovane ebreo molto loquace e simpatico, parla amabilmente con il Rav,
confessandogli di essere un ateo. Tuttavia dopo un po’ di tempo il Rav si accorge che,
nonostante quello che l’uomo gli ha appena detto, nel taxi ci sono diverse foto di una
persona vestita come un ebreo ortodosso. Quindi incuriosito gli chiede se quella persona
fosse un suo famigliare. Il tassista gli risponde che era un suo caro amico, un ex
commilitone e gli inizia a raccontare la storia che lo ha portato ad essere un fervente
religioso: “Alcuni anni fa, finito il servizio militare, io e il mio amico siamo andati a fare una
vacanza avventurosa nella foresta amazzonica. Ad un certo punto ci siamo accampati e il
mio amico si allontana per prendere dell’acqua. Passano i minuti e lui non torna! ‘Aspetto,
arriverà’, dico tra me, ma il tempo passa e lui non torna. Grido, lo chiamo, ma niente,
nessuna risposta. Allora inizio a cercarlo preoccupatissimo. Dopo pochi minuti, sento uno
strano rumore, una sorta di rantolo dietro ad un albero. Spaventatissimo mi avvicino e a un
tratto vedo una scena orribile: il mio amico era avvolto completamente da un enorme
serpente che lo stava stritolando. Panico! Non sapevo cosa fare, non avevo niente, nessuna
arma o bastone con me! Ad un certo punto preso dalla disperazione chiudo gli occhi e mi
butto sul serpente al grido ‘Sheeeeemàààà Israèl…’. Miracolo! Il Serpente lascia la presa e
se ne via. Il mio amico è in stato di shock, ma vivo e senza un graffio”. E da quel giorno,
dopo questo grande miracolo, ha iniziato a credere in Hashèm ed è andato in una Yeshivà.
Insomma ha cambiato completamente la sua vita”.
Allora il Rav commosso e stupito da questa incredibile storia esclama: “Ma dopo aver visto
un miracolo coi tuoi occhi, come mai lui sì e tu…ancora ateo… come è possibile?”. Il tassista
imperturbabile risponde: “Ma come, il miracolo ha salvato la sua vita, mica la mia…”.
Questa settimana leggiamo la parashà di Bekhukotày (unita a quella di Behàr), nella quale
capiremo che, nonostante beneficiamo del libero arbitrio, dobbiamo sempre ricordare che
la nostra vita, le nostre azioni e ogni attimo della nostra giornata sono strettamente legati
alla volontà di Hashèm.
È vero che in Bekhukotày sono molti gli avvertimenti che ci vengono dati con grande
nettezza dal Cielo che potrebbero anche spaventarci. Tuttavia dovremmo ricordarci che
questa parashà chiude il libro di Vayikrà e dobbiamo essere consapevoli che abbiamo già
avuto molti strumenti dai precedenti tre libri della Torà per non cadere in errore.
NESSUNA COINCIDENZA!
La parashà di Bekhukotày comincia con una nota molto positiva. Hashèm dice a Israèl che
se seguirà la Sua via rispettando i Suoi comandamenti, Egli concederà al Suo popolo molte
benedizioni. Questa, già di per sé, sarebbe una grandiosa rivelazione, ma la Torà aggiunge
che Hashèm “in persona” camminerà assieme a coloro che seguono le Sue vie.
Tuttavia, se Israèl, al contrario, non ascolterà Hashèm e non rispetterà i Suoi comandamenti
e persevererà nel deviare dalla Sua strada, allora Dio punirà il Suo popolo.
Quindi, se guardiamo attentamente, in questa parashà possiamo trovare una diretta
correlazione tra le benedizioni e le punizioni: chi segue Hashèm vivrà in pace in una “Terra
di latte e miele”, mentre chi sceglie di ignorare la Sua strada “vivrà nel timore in una terra
desolata”.
Fino a qui la cosa segue una sua logica, magari “dura da digerire”. Ma a un certo punto la
Torà ci rivela che Hashèm dice al popolo: “Se Mi seguirete irregolarmente [osservando di
rado i Miei precetti] e non vorrete ascoltarmi, aumenterò contro di voi le punizioni di sette
volte, secondo i vostri peccati” (Vayikrà 26, 21).
Cosa potrebbe fare il popolo per ricevere punizioni sette volte maggiori? Vi sono forse
peccati peggiori di non seguire le vie di Hashèm? Oltretutto, perché “seguirlo
irregolarmente” è un peccato peggiore di farlo in maniera arrogante o di non seguirlo
affatto?
Rashì spiega che la parola ebraica ‘keri’ “irregolarmente” porta con sé, implicitamente, la
casualità. Il grande interprete della Torà ci suggerisce che, mentre si verificano tutte queste
maledizioni, le persone possono reagire procedendo a caso nella propria vita, soffrendo e
accettando passivamente le punizioni. La cosa sembrerebbe paradossale, ma è poi così
inusuale? Non capita anche a noi, purtroppo, di interpretare a volte le cose che ci accadono
come un fatto legato al caso, una coincidenza… Ossia, di non riuscire a collegare i nostri
problemi a un avvertimento da parte di Hashèm. In una simile situazione di oblio si tende a
far “scomparire” Dio dal “teatro” della nostra vita, o addirittura si può arrivare al punto di
mettere “fuori dal palco Dio”, di non farlo neanche entrare in scena. Incuranti di Lui durante
la vicenda o le situazioni che ci fanno soffrire!
“Cose terribili” si può pensare, mentre si guarda il raccolto arso dalla siccità o il bestiame
morire per la fame, e poi si può aggiungere: “in fondo la vita è una ruota, andrà meglio il
prossimo anno.”.
Nell’ebraismo non ci sono coincidenze. Fin tanto che noi crediamo che Hashèm interagisca
con questo mondo non può esserci nessuna casualità, poiché è Hashèm che lo controlla.
Sicuramente il virus che ha causato tutto questo è stato creato dall’uomo (non è chiaro il
motivo se per ricerca o arma di distruzione di massa o tutte e due), comunque se è
successo vuole dire che fa parte del piano divino.
Allora perché secondo la Torà le persone dovrebbero essere punite con maledizioni sette
volte peggiori di quelle già elencate?
Perché nell’ignorare la mano di Hashèm in ciò che accade Israèl perde l’occasione di
ritornare a Dio: senza l’acquisizione della consapevolezza di aver fatto qualcosa di sbagliato,
non c’è speranza di maturare un cambiamento nella vita e né di perdono.
O per meglio dire, chi non riesce a collegare una sua mancanza con la reazione di Dio che
attraverso una difficoltà gli da modo di cambiare e correggersi allora rischia solamente di
subire le cose negative della vita, imputando tutto ad un destino ineluttabile. Come un ceco
che non sa di esserlo e cerca di attraversare una strada.
Mentre, chi “semplicemente” non osserva in toto o va contro più o meno consapevolmente
la volontà di Hashèm ha più possibilità di pentirsi e ritornare proprio grazie al fatto che è
palesemente in una strada sbagliata. Dove è più difficile trovare giustificazioni di vario tipo.
Questo è quanto Hashèm fa presente chiaramente, affinché tutti vedano che anche se le
punizioni vengono, si può ancora eventualmente ricevere le benedizioni fintanto che non si
cammini “irregolarmente” con Hashèm e non si ignori il Suo ruolo nel mondo.
ATTO DI FEDE
Sfortunatamente non tutti hanno sviluppato un forte sentimento di emunà (fede in
Hashèm). Alcuni sono come quello che chiese a un Rabbino di accertarsi che una mucca
venisse macellata correttamente. Il Rav acconsentì e l’ebreo si fidò della sua autorevolezza
nel momento in cui mangiò la carne dell’animale.
Tempo dopo il Rabbino si recò dallo stesso uomo per chiedergli un contributo in denaro.
“C’è una vedova con tre bambini che hanno bisogno di denaro per continuare a vivere”,
disse, “Non li vuoi aiutare?”.
L’uomo, che si dava il caso fosse abbastanza ricco, scrollò le spalle: “Mah… ti devo far
sapere” rispose.
Il Rabbino lo guardò tristemente e disse: “Tu hai creduto alla mia parola quando ho detto
che la carne era kasher. Perché ora dubiti dell’importanza di aiutare i poveri visto che sono
sempre io che te lo dico?”.
Anche noi non dobbiamo essere ipocriti. Non possiamo permetterci il lusso di credere che
Hashèm abbia creato e regolato il mondo e poi dubitare che Egli ci assisterà se lo
meritiamo. Una persona deve dimostrare completa fede in Hashèm in tutti i momenti!
Pertanto cosa aspettiamo? Quando viviamo secondo le regole che Hashèm ci ha dato non
potremo fare altro che raccogliere da questa parashà tutte le benedizioni che ci vengono
concesse.
Grazie alla forza della fede ritrovata, che ci porta di nuovo a vedere Dio in questo mondo, in
ogni situazione avremmo il grande merito di rivelare la luce e la presenza di Hashèm in
questo mondo, contribuendo alla venuta di Mashiàkh, presto ai nostri giorni, Amen.

 

Come di consueto, in occasione della news settimanale sulla Torà, abbiamo estratto due brani del prossimo libro, edito da Mamash, “Saggezza Quotidiana” inerenti alla porzione di questa settimana, Behàr/Bekhukotày (Vayikrà, Levitico).
Questi due brani hanno una forte “valenza Messianica”. Come sappiamo oramai siamo alle soglie della redenzione, quindi è bene che noi tutti acquisiamo consapevolezza di questo in modo da riuscire a dare il massimo durante lo “sprint finale”.

Il primo brano ci ricorda quanto lavoro abbiamo fatto, tanto, dai tempi di Adamo ed Eva e dalla creazione dell’uomo e quanto lavoro dobbiamo ancora fare. In particolare, equipara il sesto anno del riposo della terra al sesto millennio (il nostro per intenderci: secondo il calendario ebraico siamo nell’anno 5781 dalla creazione, ovvero alla fine del sesto millennio).
Nell’anno Sabbatico (un ciclo di sette anni) i campi venivano lasciati incolti per un anno intero, dopo averli lavorati per sei anni. Per consentire di fare questo, Hashèm dice che “benedirà” i prodotti del sesto anno, rendendo la terra abbastanza produttiva per il sesto e il settimo anno. Questo per insegnarci che nel sesto anno/millennio Hashèm ci benedirà oltre i nostri meriti per poter giungere al settimo anno/millennio, quello messianico del “riposo” dal lavoro.

Il secondo brano ci insegna un aspetto fondamentale dell’era messianica: la pace e la convivenza pacifica tra gli opposti. Quando ‘il lupo giacerà con l’agnello” in pace. Tuttavia questa pace arriverà non perché non vi saranno più lupi, ma perché non saranno più predatori, ossia il male sarà trasformato in bene, rivelando la sua vera essenza.

Che aggiungere ancora? Mashìakh Now!! Diamoci da fare, ad ognuno il suo…  e buona lettura ovviamente…

 

LA FORZA PER GIUNGERE ALLA PACE
 Come accennato in precedenza, Hashèm promette di benedire i prodotti del sesto anno, rendendo la terra abbastanza produttiva sia per quell’anno, sia per il seguente anno sabbatico.

La Forza del Debole
[Hashèm istruì a Moshè di dire a Israèl] «Darò la mia benedizione per voi nel sesto anno». (25, 21)

Ci viene insegnato che quando Hashèm nascose la Sua presenza, dopo che Adàm e Khavà mangiarono il frutto dell’Albero della Conoscenza, Egli limitò la durata di questo nascondimento a seimila anni. Sebbene possiamo anticipare il suo avvento, l’era messianica inizierà non più tardi dell’inizio del settimo millennio.
I sei anni, durante i quali è consentito il lavoro agricolo, corrispondono ai sei millenni dello stato attuale di esistenza del mondo. L’anno sabbatico corrisponde al settimo millennio, quando il mondo “riposerà” dal suo stato attuale. Siamo ora nell’ultima parte del sesto millennio, cioè, verso la fine del sesto “anno”.
In questo contesto, sappiamo che la nostra consapevolezza divina e la forza spirituale di questa generazione non possono essere paragonate a quelle delle precedenti. Stando così le cose, potremmo chiederci come può essere che il sesto “anno” – il più debole – sarà quello che genererà il settimo? Come può, la nostra spiritualità relativamente debole inaugurare la redenzione, quando la spiritualità superiore dei nostri (santi) antenati non è stata sufficiente?
Hashèm, per così dire, “replica” che solo grazie ai meriti della nostra semplice fede – espressa nella dedizione alla nostra missione divina, nonostante tutti gli ostacoli e oltre i limiti della logica – aumenterà il “rendimento del sesto anno” e ci porterà la redenzione.

***

Vayikrà 26, 6 – 9
Come parte della ricompensa, per l’osservanza delle Sue regole, Hashèm istruisce Moshè di dire a Israèl che lo proteggerà dalle bestie feroci, rimuovendo questi tipi di animali dalla terra di Israele.

Domare il Selvaggio
[Hashèm istruì a Moshè di dire a Israèl] «Toglierò [le dannose] bestie selvagge dalla terra». (26, 6)

Questa benedizione giungerà alla sua piena realizzazione nell’era messianica, quando “il lupo giacerà con l’agnello”, in pace. In quell’era ci saranno ancora lupi, ma non saranno dei predatori.
Sia per prepararci al futuro messianico, sia per accelerare il suo arrivo, dovremmo cercare di vivere la redenzione da subito come se fossimo nella dimensione della “vita messianica”, nel miglior modo possibile. Pertanto, invece di distruggere gli elementi selvaggi e indomiti di noi stessi e del nostro mondo, dovremmo trasformarli e usarli per il bene.

tratto dal nuovo libro in uscita Saggezza Quotidiana

La nostra parashà ci parla della Shemittà: “Per sei anni pianterai i tuoi campi, poterai i tuoi vigneti e mieterai il raccolto, ma il settimo anno è uno Shabbàt…per la terra”.

 

Qualche anno fa un Rabbino, appena sceso dall’aereo, prende un taxi per recarsi a Gerusalemme.
Il tassista, un giovane ebreo molto loquace e simpatico, parla amabilmente con il Rav, confessandogli di essere un ateo. Tuttavia dopo un po’ di tempo il Rav si accorge che, nonostante quello che l’uomo gli ha appena detto, nel taxi ci sono diverse foto di una persona vestita come un ebreo ortodosso. Quindi incuriosito gli chiede se quella persona fosse un suo famigliare. Il tassista gli risponde che era un suo caro amico, un ex commilitone e gli inizia a raccontare la storia che lo ha portato ad essere un fervente religioso: “Alcuni anni fa, finito il servizio militare, io e il mio amico siamo andati a fare una vacanza avventurosa nella foresta amazzonica. Ad un certo punto ci siamo accampati e il mio amico si allontana per prendere dell’acqua. Passano i minuti e lui non torna! ‘Aspetto, arriverà’, dico tra me, ma il tempo passa e lui non torna. Grido, lo chiamo, ma niente, nessuna risposta. Allora inizio a cercarlo preoccupatissimo. Dopo pochi minuti sento uno strano rumore, una sorta di rantolo dietro ad un albero. Spaventatissimo mi avvicino e a un tratto vedo una scena orribile: il mio amico era avvolto completamente da un enorme serpente che lo stava stritolando. Panico! Non sapevo cosa fare, non avevo niente, nessuna arma o bastone con me! Ad un certo punto preso dalla disperazione chiudo gli occhi e mi butto sul serpente al grido ‘Sheeeeemàààà Israèl…’. Miracolo! Il Serpente lascia la presa e se ne via. Il mio amico è in stato di shock, ma vivo e senza un graffio”. E da quel giorno, dopo questo grande miracolo, ha iniziato a credere in Hashèm ed è andato in una Yeshivà. Insomma ha cambiato completamente la sua vita”.
Allora il Rav commosso e stupito da questa incredibile storia esclama: “Ma dopo aver visto un miracolo coi tuoi occhi, come mai lui sì e tu…ancora ateo… come è possibile?”. Il tassista imperturbabile risponde: “Ma come, il miracolo ha salvato la sua vita, mica la mia…” .

 

Questa settimana leggiamo la parashà di Bekhukotày (unita a quella di Behàr), nella quale capiremo che, nonostante beneficiamo del libero arbitrio, dobbiamo sempre ricordare che la nostra vita, le nostre azioni e ogni attimo della nostra giornata sono strettamente legati alla volontà di Hashèm.
È vero che in Bekhukotày sono molti gli avvertimenti che ci vengono dati con grande nettezza dal Cielo che potrebbero anche spaventarci. Tuttavia dovremmo ricordarci che questa parashà chiude il libro di Vayikrà e dobbiamo essere consapevoli che abbiamo già avuto molti strumenti dai precedenti tre libri della Torà per non cadere in errore.
(continua sotto)
Ti riporto i link delle lezioni on line su virtualyeshiva.it della parashà di questa settimana.

Shabbat Shalom

Rav Shlomo Bekhor

Perchè Hashem ci comanda di fare uno sforzo extra in modo che la terra si possa riposare per un anno? Un giorno di riposo alla settimana, lo Shabbàt, non è sufficiente?
Lo Shabbàt e la Shemittà sembrano simili. Entrambi hanno in comune il “fermarsi” e il “riposarsi”. Durante la Shemittà e lo Shabbàt fermiamo il nostro piano ordinario di lavoro.
Quando un ebreo ferma il suo lavoro di Shabbàt, passa il suo tempo a pregare, studiare, cantare, mangiare e pensare al perché Hashem ha mandato la sua anima in basso in questo mondo. Poiché in settimana siamo molto occupati con il lavoro, lo Shabbàt ci dà tempo extra per riflettere su cose diverse: Think Different. Ma quando Shabbàt finisce, siamo di nuovo occupati con le nostre attività quotidiane. Perciò Hashem ci dà un anno intero nel quale non lavoriamo, spendiamo più tempo per la nostra famiglia, per la nostra anima e per lo studio della Torà, e per pensare alla missione che dobbiamo compiere in questo mondo.

Riporto i link delle lezioni on line su virtualyeshiva.it della parashà di questa settimana.
Shabbat Shalom
Rav Shlomo Bekhor

BEHAR 5771 – SUPERNATURALE NEL NATURALE
Anno Sabbatico: precetto e simbolo centrale!

BEHAR 5770 – COME PUO’ UNA SINGOLA LETTERA DELLA TORA NARRARE 5000 ANNI DI STORIA?
Basandoci su una lettera nella parashà di Behar scopriremo una chiava di lettura che risponderà a tante domande storiche!

BEHAR 5768 – IL VALORE DEL BAAL TESHUVA
Tutti i precetti con i dettagli sono stati dati sul Sinai!

BEHAR 5765 – COME USCIRE DA UN PERIODO DI RECESSIONE!
La santità dell’anno sabbatico e il valore del giubileo ebraico.

BEKHUKOTAY 5771 – MANGIARE DURANTE IL LAVORO!
Il dovere della ricompensa allo schiavo, lavoratore e socio in questo mondo e non solo nel mondo futuro.

BEKHUKKOTAI 5765 – DALLE BENEDIZIONI ALLE MALEDIZIONI!
Quando le maledizioni NON sono altro che benedizioni a livello più alto!

LAG BA’OMER – SEGRETO DELL’ARCO E DELLE FRECCE !
Arcobaleno: POSITIVO o NEGATIVO?

SEFIRAT HAOMER 5768 – L’IMPORTANZA DELLA MITZVOT DELL’OMER!
Una lezione dedicata alla mitzvà del conteggio dell’Omer.

VAYETZE 5772: PERCHE’ IL GAL (MURETTO) DI YAAKOV ALLUDE A LAG BAOMER?
Riflettendo sul significato spirituale dei vent’anni di pascolo di Ya’akov, capiremo come trovare il giusto equilibrio interiore nella nostra vita.