PESSAKH 5768 – ESILIO UNITO ALLA REDENZIONE

10 Aprile 2008 0 Di RebShlomo

Pesakh: perché la stessa matzà, che ricorda il pane dei poveri, diventa invece la matzà della redenzione?

 Alcuni punti della lezione:

1. Perché nella tavola del seder le matzot sono poste sotto i cibi e non sopra? 

2. Sappiamo che nella quarta fase del seder si divide la matzà centrale in due. La parte piccola si tiene per hamozì e la mizvà di mangiare la matzà, che ricorda ilpane dei poveri. La seconda ricorda l’Hafikoman ovvero il korbàn Pessach e il santuario, la redenzione e la prosperità. Per cui la stessa matzà rappresenta due cose opposte.

3. Un racconto riporta che il Baal Shem tov si firmava con “akop” che sembra alludere al nome di una città! Ma il Besht veniva da  un altro luogo. Perché firmava da Akop, che vuole dire trincea ovvero Israel dalla trincea? La verità è che i suoi genitori, quando di notte faceva freddo, andavano nella trincea a proteggersi e per tae ragione firmava Besht dalla trincea.

4. Un altro racconto riporta che quando il Besht chiede a Moshiach quando verrà, Egli risponde dicendo “quando i tuoi insegnamenti saranno sparsi dapertutto”. Ovvero l’era di grande ricchezza e prosperità deriverà dal Besht. In apparenza sono in contrasto le due storie: da una parte una persona così povera nata nella trincea, come lui può portare la redenzione, che è il simbolo della ricchezza. Qual è la spiegazione? Qual è il parallelismo con il tema dell’esilio?

Riassunto.

Pesakh: perché la stessa matzà, che ricorda il pane dei poveri, diventa invece la matzà della redenzione?

“Min hamezar karati… anani bamerchav” (salmo 118), “solo passando un periodo di difficoltà si può arrivare alla grandezza”; solo il Besht che è nato in trincea può infatti portare la redenzione.

La redenzione nasce solo dall’esilio: solo dopo le sofferenze dell’esilio si può arrivare alla redenzione.
Il fiume scopre la sua forza solo quando gli si mette un ostacolo. Così anche Israel scopre la sua forza e desiderio della redenzione solo quando è in esilio. In altre parole solo la sofferenza dell’esilio può svegliare il desiderio della redenzione.

Per tale ragione la stessa matzà ricorda l’esilio, mentre l’altra metò ricorda la redenzione.

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