TAZRIA/METZORA: PERCHE’ ALCUNI GENITORI NON RIESCONO A EDUCARE I PROPRI FIGLI?

23 Aprile 2009 0 Di RebShlomo

L’educazione ebraica: come comunicare con positività con i propri figli, i propri alunni, in famiglia, al lavoro.

Alcuni punti della lezione:

1. In una storia ebraica si racconta come il Khazon Ish non accettò di espellere l’alunno che si comportava male (non rispettava lo Shabbat) al punto da litigare con il capo della yeshivà. Qual è la ragione per questo comportamento?

2. Qual è il segreto per comunicare con successo e in maniera costruttiva?

3. Il significato che si cela nell’impurità del lebbroso; la lezione chiarisce alcuni aspetti di questa situazione che viene trattata dalla Torà con grande severità . Perché solo un cohèn può stabilire la condizione di impurità?

4. Osservando altri ebrei può accadere che in noi nasca l’opinione che sia una persona lontana dall’ebraismo. Prima di esprimere un commento negativo, occorre vedere in noi se siamo a livello di cohèn, una persona costruttiva, positiva, guidata dall’amore.

5. La comunicazione tra genitori e figli (oppure tra maestro e allievo o nell’ambito lavorativo con i propri collaboratori) deve essere subordinata allo stesso principio. Prima di esprimere un giudizio negativo occorre valutare se stiamo parlando con amore e positività o invece sfogando un istinto animale. L’esempio dello stato del cohèn, per evitare di indurre effetti negativi.

Riassunto.

L’educazione ebraica: come comunicare con positività con i propri figli, i propri alunni, in famiglia, al lavoro.

L’impurità della persona affetta da lebbra. Solo i cohen, le persone più vicine ad Hashem, hanno la possibilità di stabilire la condizione di impurità. Per capire la motivazione di ciò, occorre analizzare la natura dell’impurità dovuta alla lebbra, che obbliga all’allontanamento dall’accampamento.

Il Rebbe di Liubavitch in un discorso del 1984 spiega come l’isolamento, fisico e spirituale, del lebbroso dal proprio accampamento, non può essere pronunciato se non da un cohèn, in quanto “uomo di bontà”. La Torà non vuole il semplice allontanamento, ma indurre la teshuvà nella persona che ha peccato.

Il principio si applica anche nella comunicazione tra genitori – figli, maestro-allievo o nell’ambito lavorativo. Prima di esprimere un giudizio negativo su una persona occorre comprendere se siamo guidati, come i cohèn, dall’amore, portando energia positiva. Se invece ci esprimiamo con rabbia, sfogando gli istinti animali, portiamo solo effetti negativi.

La Torà non prevede punizioni, ma indica solo vie di rettificazione.

L’importanza del cohèn di essere sposato, al fine di portare la Shekhinà nel mondo.

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Link per ascoltare la lezione (o effettuare il download):

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in memoria di mio nonno Shlomo ben Hana Bekhor

Chi volesse dedicare una lezione mp3 alla memoria o in onore di un lieto evento, può contattarmi shlomo@mamash.it

Rav Shlomo Bekhor

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