BO e 10 Y SHEVAT 5784: 8 LEZIONI
Questo Shabbàt 20 Gennaio 2024, 10 del mese di Shevàt 5784 leggeremo la Parashà di
Bo Es. 10, 1-13, 16
Si legge l’Haftarà di
Italiani: Isaia 18, 7-19, 25
Milano/Torino/Sefarditi/Ashkenaziti:
Yirmiyà Geremia 46, 13-28
(a pagina 214 del volume Shemòt edizioni Mamash).
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IL PASTORE DELLA REDENZIONE
Settant’anni fa (il 10 di shevat secondo il calendario ebraico), dopo la scomparsa del sesto Rebbe di Lubavitch, Rabbi Yosef Yitzkhàk Schneerson, la guida del movimento Chabad-Lubavitch passò al suo illustre genero, Rabbi Menachem Mendel Schneerson, chiamato comunemente “Rebbe”. Questo Sabato è il 10 Y SHEVAT
e si celebra il settantesimo anniversario della guida del Rebbe.
Nei decenni, il Rebbe ha rivoluzionato, ispirato e guidato la trasformazione post-Olocausto del popolo ebraico e del mondo intero e continua ancora oggi. Questo giorno, così importante per la nostra generazione, è sicuramente un momento di riflessione, apprendimento, preghiera, risoluzioni positive e atti di gentilezza.
Il settimo leader della dinastia Chabad – Lubavitch, è considerato un fenomenale esempio di leadership. Per centinaia di migliaia di fedeli, milioni di simpatizzanti e ammiratori in tutto il mondo, era – ed è ancora, “Il Rebbe”. Senza dubbio, egli è il maggior protagonista e responsabile del risveglio e della diffusione dell’ebraismo mondiale dopo le tragedie della Seconda Guerra Mondiale.
Grazie agli insegnamenti del Rebbe, il movimento Chabad – Lubavitch è rapidamente cresciuto fino a diventare una presenza mondiale e tutte le sue varie attività sono contrassegnate dalla leadership del Rebbe (una biografia sintetica è disponibile alla fine di questo scritto). Non c’è da stupirsi, quindi, che molti si chiedano dopo tanti anni: Cosa c’è nella sua leadership che era ed è, in molti modi, ancora così unica? Perché molte personalità di spicco e persone comuni mantengono un rispetto e un’ammirazione così profondi per lui?
Un “Leader Maximo…”? No! Un Creatore Di Leadership
Molte guide sono o erano dotate di capacità fuori dal comune: colti, intelligenti, profetici, intuitivi sapienti e molto altro. Ognuno, a suo modo, eccelle o eccelleva in una o molte di queste qualità.
Ovviamente il Rebbe non era da meno! Vi è una sterminata letteratura fatta di aneddoti, testimonianze varie di persone comuni, leader religiosi, politici e tanti altri che mostrano quanto il Rebbe fosse colto, saggio, intelligente, ispirato, pio e molto altro… Il Rebbe studiò matematica alla Sorbone e si laureò in “meccanica ed elettrotecnica” presso ESTP a Parigi nel 1937. Allo stesso tempo aveva una conoscenza enciclopedica della Torà in tutte le sue “articolazioni”: Midrashìm, Pentateuco, Zòhar, Profeti, storie e aneddoti chassidici, halakhà ecc. In numerosissimi frangenti dimostrò di saper rispondere a ogni quesito che gli veniva posto su qualsiasi argomento del Tanàkh e non solo, con una profondità, tempismo e lucidità, come se avesse studiato la sera prima quell’argomento. L’eccezionale sapienza e conoscenza del Rebbe è stata spesso sottolineata da molti testimoni eruditi o semplici “dilettanti” della Torà.
Per non parlare del fatto che da un infinito numero di persone è stata evidenziata la capacità del Rebbe di “prevedere” intuitivamente cosa una persona poteva fare o meno. Eppure lui sapeva dare quel consiglio giusto e determinare così la migliore via per la salute o la vita dei suoi interlocutori o dei loro perorati (per approfondire le molte storie riguardo al Rebbe è possibile visitare questo sito Chabad: https://www.chabad.org/therebbe/article_cdo/aid/61864/jewish/Stories.htm).
Tuttavia, queste qualità uniche del Rebbe, appena accennate, non chiariscono esaustivamente perché era ed è considerato un leader unico nel suo genere. La risposta la possiamo trovare nello scopo stesso e nell’approccio del Rebbe verso l’umanità. Egli non aveva come fine ultimo quello di mostrare le sue eccezionali doti, al solo fine di influenzare positivamente i suoi interlocutori o seguaci. Ogni gesto, parola, pensiero del Rebbe aveva un solo scopo: diffondere gli insegnamenti e le pratiche della Torà a più persone possibili e nel modo più profondo e duraturo. A tal fine, il Rebbe sapeva che non bastava il suo esempio o influenza diretta, ma che doveva “costruire” dei “piccoli Rebbe” che facessero da moltiplicatori nel rafforzare e diffondere la Torà e i suoi comandamenti nel mondo e nel più breve tempo possibile. Tutto questo al solo scopo di accelerare al massimo la redenzione finale per tutta l’umanità. Per questo il Rebbe tendeva naturalmente a valorizzate le persone con cui entrava in contatto, siano state esse chassidìm o persone comuni. Il Rebbe riusciva, o comunque cercava, di creare dei leader che potessero in autonomia superare le avversità del mondo, diffondere i valori della Torà con forza, senza “perdersi”. Persone che fossero leader, guide e esempi viventi nelle loro famiglie, al lavoro o nella loro comunità.
Questo, in estrema sintesi, la peculiarità della leadership del Rebbe, lui “costruiva” leaders, non si limitava solo a esserlo egli stesso.
Uno Sguardo Da Vicino
Nonostante le incredibili qualità del Rebbe, e oserei dire forse proprio a causa di queste, non è molto conosciuto al di fuori degli ambienti ebraici. Il suo ruolo di stimolare e rivelare le qualità degli altri, in un connubio di presenza personale e stimoli indiretti, vedeva il Rebbe operare a volte “dietro le quinte”. Ovviamente non ha mai ricercato la presenza mediatica né tanto meno, una qualsiasi forma, anche involontaria di protagonismo personale. Per questo la sua opera di diffusione dei sette precetti noachidi, altrettanto importante di quella praticata nell’ambiente ebraico, è misconosciuto ai più. Invece, il Rebbe, come sanno bene i suoi chassidìm, non ha mai negato il suo aiuto a nessuno ebreo e non. Persone assolutamente normali e sconosciute si sono avvicinate, anche indirettamente, a lui e sono sempre state accolte.
Per questo, tra le tante storie che avrei potuto proporre, ne ho scelta una che riguarda, almeno apparentemente, proprio un non ebreo. La storia che seguirà è raccontata da Rabbi Yitzhak Weinberg, che è stato inviato dal Rebbe come emissario Chabad a Vancouver circa sessant’anni fa. Rabbi Yitzhak andava una volta alla settimana per tenere una lezione sulla Torà (shiur) in un’azienda di proprietà di due suoi sostenitori. Spesso, durante queste lezioni, la conversazione cadeva sul potere delle benedizioni del Rebbe. Nello stesso luogo c’era anche l’ufficio di un avvocato ebreo di nome Brian Karshaw che, ad un certo punto, chiede a Rabbi Weinberg: “Ma il Rebbe benedice anche i non ebrei”. Il rabbino Weinberg prontamente gli risponde “Ovviamente si!”. Il signor Karshaw gli riferisce allora che sua moglie non ebrea è malata e che vorrebbe che il rabbino chiedesse al Rebbe una benedizione per la sua guarigione. Il rabbino Weinberg scrisse quindi una lettera al Rebbe, menzionando il suo nome e il nome di suo padre (come è il costume per i non ebrei, a differenza degli ebrei che si usa il nome della madre).
Una settimana dopo, il segretario del Rebbe, Rabbi Klein, chiamò, dicendo che il Rebbe voleva sapere anche il nome della madre della donna. Il rabbino Weinberg stupito dice “Ma lei non è ebrea!”. Il rabbino Klein risponde che lo sapeva, ma questo è ciò che il Rebbe ha chiesto… Il rabbino Weinberg allora chiama immediatamente il marito della donna, Brian, che gli dice che il nome della madre di sua moglie era Anna. Tuttavia, essendo molto sorpreso di una tale richiesta condivide questo episodio con la moglie. La donna, anche lei perplessa, si decide a chiamare sua madre, che viveva in Francia, e le chiede se avesse un altro nome oltre ad Anna?! “Perché lo chiedi”? Gli risponde sua madre. Quando ha sentito di cosa si trattava e cosa il Rebbe voleva sapere ci fu un silenzio, poi rotto da un’esclamazione: “Deve essere veramente un sant’uomo questa persona…”!
Successivamente la madre condivide con la figlia un grande segreto di famiglia: lei era nata da genitori ebrei e che durante la seconda guerra mondiale era stata nascosta in un monastero. Dopo la guerra non è tornata alle sue radici ebraiche, si è invece sposata con un cattolico francese e ha vissuto come cristiana. “Il mio vero nome è Chana e sono ebrea, e quindi lo sei anche tu”.
In qualche modo il Rebbe sapeva la verità…!
Buoni Propositi
La redenzione non si basa solamente sulla nostra capacità di comprendere astrattamente quello che ognuno di noi deve fare o meno nella sua vita. Il vero “game changer, punto di svolta”, come direbbero gli americani, è riuscire a cambiare concretamente noi stessi. Per questo, adesso vorrei proporre un’azione pratica, un impegno che ognuno di noi, se vuole, può prendere anche pubblicamente.
Visto che ci troviamo nel periodo del settantesimo anniversario della leadership del Rebbe, da quando ha iniziato a guidarci nel, chiederei a ognuno, come atto di ringraziamento, di prendere una iniziativa di miglioramento (anche nei 67 precetti noachidi per i gentili) e farlo come regalo al Rebbe.
Se si vuole comunicare la decisione, questo post potrebbe essere il luogo adatto. Sono sicuro che sarebbe un atto molto apprezzato, soprattutto se questo nuovo impegno si prende con determinazione.
Quindi vi invito, approfittando di questo giorno propizio, a decidere di migliorare su un aspetto della vita al fine di accelerare la redenzione finale: per gli ebrei di aggiungere o migliorare nell’adempimento di una mitzvà; per i “figli di Nòakh” di fare altrettanto su uno dei precetti noachidi, per chi avesse bisogno in questi siti è possibile approfondire quali sono questi precetti:
http://www.mamash.it/old-site/leggi_noe.htm; https://noachismoitalia.wordpress.com/
Una Breve Biografia
Il Rebbe nacque in Russia nel 1902, nella città di Nikolaev, l’undicesimo giorno di Nissan. Figlio del famoso cabalista, studioso talmudico e leader Rabbi Levi Yitzkhàk e Rebbetzin Chana Schneerson. Rebbetzin Chana (1880-1964). Il coraggio e la generosità del futuro Rebbe si evidenziarono fin da subito. In particolare c’è una storia sui primi anni di vita del Rebbe che sembra essere quasi il simbolo di tutto ciò che doveva seguire. Quando aveva nove anni, il giovane Menachem Mendel si tuffò coraggiosamente nel Mar Nero e salvò la vita di un bambino che era affogato in mare.
Fin dalla prima infanzia ha mostrato una prodigiosa acutezza mentale. Quando raggiunse il suo Bar Mitzvà, il Rebbe era considerato un “iluy”, un prodigio della Torà.
Dopo aver trascorso la sua adolescenza immerso nello studio della Torà nel 1928 il Rebbe sposò la figlia del sesto Rebbe, Rebbetzin Chaya Mushka, a Varsavia. Successivamente ha studiato all’Università di Berlino e poi alla Sorbona di Parigi. In questi anni la sua formidabile conoscenza della matematica e delle scienze ha cominciato a fiorire.
Lunedì 28 sivan, 5701 (23 giugno 1941) il Rebbe e la Rebbetzin sono giunti negli Stati Uniti, dopo essere stati miracolosamente salvati, grazie a Dio onnipotente, dall’olocausto in Europa. L’arrivo del Rebbe ha segnato la genesi di nuovi e radicali sforzi per rafforzare e diffondere la Torà e l’ebraismo in generale e gli insegnamenti chassidici in particolare. Poco dopo il suo arrivo, su sollecitazione di suo suocero, il Rebbe iniziò a pubblicare le sue annotazioni su vari trattati chassidici e cabalistici, oltre a un’ampia gamma di risposte su argomenti della Torà. Con la pubblicazione di queste opere il suo genio fu presto riconosciuto dagli studiosi di tutto il mondo.
Dopo la scomparsa di suo suocero, il rabbino Yosef Yitzchak Schneerson, nel 1950, il Rebbe Menachem M. Schneerson accettò, con riluttanza, la guida del movimento Lubavitch, il cui quartier generale è al 770 Eastern Parkway a Brooklyn, New York. Presto le istituzioni e le attività di Lubavitch assunsero nuove dimensioni. La filosofia estensiva di Chabad-Lubavitch è stata tradotta in un’azione sempre più grande: i centri Lubavitch e le case Chabad sono stati aperti in dozzine di città e campus universitari in tutto il mondo.
Il Rebbe ha capito acutamente che ogni nostra azione fa parte di un disegno più grande. Ogni buona azione che facciamo porta l’umanità più vicino alla meta finale, l’era della perfezione cosmica e della consapevolezza universale di Dio, conosciuta nell’ebraismo come il tempo di Mashìakh. Il Rebbe ha parlato instancabilmente di questo periodo, dimostrando come il mondo si stia avvicinando sempre di più a questa era speciale e come ogni persona possa realizzarla aumentando gli atti di bontà e gentilezza.
Grazie Rebbe per illuminare le nostre anime con luce e positività! Grazie per il fatto che ci hai dato un senso alla vita, e ci hai illuminato il nostro cammino spiegandoci il valore della missione individuale che ogni singolo può realizzare e che nessuno al mondo può sostituire.
Grazie per aver elevato questo mondo e renderlo idoneo per la imminente venuta di Mashìakh presto nei nostri giorni amen.
We Want Mashiakh NOW!
In memoria di Yaakov ben Shelomo
לעילוי נשמת יעקב בן שלמה ורחל
nuova lezione 2020 ESPLOSIVA sulla redenzione
2 RAGIONI CHE RENDONO ETERNA LA REDENZIONE DI MOSHÈ
https://www.facebook.com/shlomo.bekhor/posts/10157835307775540
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UN MATRIMONIO AMMANTATO DI VERO AMORE
Una nobildonna maltrattata dal ricco e potente marito, divorzia da lui e scappa rifugiandosi tra le braccia dell’uomo che ha sempre amato. Un nuovo marito e una futura nuova famiglia! Il nuovo marito è sempre stato per lei un caro amico benevolo e anche adesso ha intenzione di darle il massimo confort e concederle tutto il bene possibile.
Tuttavia, fin dall’inizio non sembra proprio così!
Prima egli la trasporta su un vecchio asino malandato, poi la accoglie in una capanna logora, quella che avrebbe dovuto essere il loro “nuovo nido”. E non finisce qui! Il cibo è poco e cattivo, l’acqua c’è ma solo fredda. Nonostante le condizioni a dir poco disagiate, la ex nobildonna decide di rimanere e di rinunciare al lusso dei grandi palazzi per accontentarsi di “molto poco”, tranne del fatto di avere finalmente trovato un vero marito con un gran cuore. La donna preferisce le povere condizioni dell’uomo apparentemente MODESTO e privo di mezzi, ma di GRANDI valori piuttosto che un aristocratico senza virtù.
Quindi, apparentemente ci si trova di fronte ad un finale dalla morale scontata, ma è proprio così?
La Realtà Dietro il Sipario
In realtà, il nuovo marito non è affatto più povero del precedente, ma vuole solo mettere alla prova la sposa. Se l’avesse accolta con una Ferrari rombante o con un jet privato forse il matrimonio non sarebbe stato sincero. Perciò il nuovo sposo le chiede la mano in un ambiente semplice, per vedere se la sua futura sposa è interessata solo a quello che lui ha, oppure è la sua vera anima gemella!!!
In questo modo, dopo un periodo di prova, l’apparentemente povero marito chiede alla donna di sposarlo e solo poi svela la sua vera identità.
Sembra un film di Hollywood, no? Mentre è la stessa trama identica che ritroviamo nella parashà di questa settimana (Bo), dove si racconta l’inizio dell’l’Esodo del popolo ebraico dall’Egitto.
Dice il profeta Geremia (cap. 2, 2) a proposito di questo comportamento del popolo di Israèl: “Così disse Hashèm, ricorderò sempre la bontà della tua gioventù… quando sei venuto dietro di me nel DESERTO in una terra ARIDA senza CIBO”.
Israèl vive nel paese più evoluto e potente al mondo, ma nonostante ciò non esita ad abbandonare questo luogo e tutte le sue certezze in cambio di un deserto sterile senza un futuro certo.
Se ci pensiamo un attimo sembra una follia! Oggi Moshè avrebbe rischiato una denuncia per circonvenzione di incapace… Un popolo, di qualche milione di migliaia di individui, con donne e bambini e anziani va nel deserto con acqua e viveri sufficienti solo per pochi giorni. Senza nessuna garanzia, tranne la FEDE NELL’AMATO FUTURO MARITO!
Questo atto di fiducia non ha paragoni nella storia dell’umanità! Bambini e neonati che si buttano in un deserto infinito senza alcuna certezza di poter sopravvivere, ma solo sulla base di una promessa astratta. Proprio per questo atto Dio si ricorderà in eterno la grande fede di Israèl che senza incertezze si fida ciecamente della promessa divina.
Geometrie istruttive
Tuttavia per noi oggi, quale è il grande insegnamento da cui possiamo imparare per migliorare le nostre vite? È quello di capire che ci sono due relazioni fondamentali che coinvolgono noi tutti.
La prima è quello tra noi e il prossimo e quindi con la società che ci circonda che possiamo definire come “Relazione orizzontale”, la seconda è quella tra l’uomo e Hashèm che non essendo, ovviamente, su un piano di eguaglianza o parità possiamo definire “Relazione verticale”.
La Relazione Orizzontale: Ricordi Coraggiosi
Il paragone tra l’Esodo del popolo ebraico e la moglie che scappa dal marito per risposarsi non è casuale, poiché è scritto (Cantico 3, 11) che la ricezione della Torà è come un matrimonio con Hashèm. E da questo possiamo trarre delle lezioni per la vita coniugale.
Così come Israèl, per sposarsi con Dio, si deve buttare nel buio, così anche in ogni matrimonio non può essere tutto razionalizzato e pianificato nei minimi dettagli. È vero, dice Maimonide (Ràmbam), che prima di sposarsi bisogna avere una casa e un lavoro, ma ci vuole la componente del “lanciarsi”, come impariamo dal comportamento di Israèl che va a sposarsi con Dio, oltre ogni logica.
Il MATRIMONIO, infatti esprime la volontà di camminare mano nella mano in ogni situazione, anche nel buio. A volte le preoccupazioni economiche non solo annullano la solidità del matrimonio, ma anche ostacolano la benedizione divina che viene solo a chi possiede una SERENA FEDE circa il fatto che i problemi SARANNO RISOLTI poiché c’è un REGISTA dietro a “questo cinema” (la nostra vita terrena).
Non a caso il versetto sopra citato di Geremia ci insegna anche che il “grande amore” dopo il “fuoco” dei momenti iniziali va comunque costantemente alimentato: “RICORDO SEMPRE” dice Hashèm a Israèl, ossia il tuo gesto di grande amore è sempre davanti a me.
Diciamo nella hagadà di Pèssakh: “In ogni generazione occorre vedere noi stessi come se fossimo usciti adesso dall’Egitto”, e questa fede deve essere manifestata in continuazione. Inoltre l’Alter Rebbe aggiunge che anche ogni giorno dobbiamo ricordare questo (perché ogni giorno leggiamo la Cantica del Mare).
Così come l’uscita, ovvero il grande amore iniziale, va ricordata ogni anno a Pèssakh e ogni giorno, così dovremmo alimentare il nostro matrimonio in terra giorno dopo giorno.
Per poter superare gli ostacoli continui della vita è vitale rinvigorire quello spirito profondo di unione che ci dà la forza di non fermarci davanti ai problemi.
La routine della vita coniugale, infatti, tende a oscurare la memoria della grande luce che ha illuminato i nostri cuori. Questo ricordo viene spesso offuscato col passare degli anni, dai tanti e vari impegni famigliari e dai bambini. Quindi per non rischiare di cadere nella “trappola del tempo” ci viene chiesto di ricordare e portare sempre con noi tutti quei momenti meravigliosi di grande unione sentimentale che hanno permesso di “legare due anime assieme”, senza sapere dove si rotolerà.
“E io ti fidanzerò in eterno” dice il verso. Un vero fidanzamento è eterno, un’attività in itinere che cresce e si rinnova ogni giorno e in ogni momento.
Per le persone sposate e non solo, la lettura della storia di questa parashà settimanale può illuminare il ricordo che l’unità coniugale va alimentata e rinnovata continuamente come l’uscita dall’Egitto e che non si può pretendere che sia tutto programmato, ma bisogna anche BUTTARSI per realizzare pienamente il matrimonio, che è la meta più ambiziosa da raggiungere.
La Relazione Verticale: Un Salto Nel Buio
Quando il mondo non ebraico, o coloro che si sono allontanati dalla vita ebraica, sfidano l’ebreo osservante, dicendogli:
«Tu che, al pari di noi, vivi in un mondo materialista, in mezzo a una società competitiva, conducendo come tutti la strenua battaglia per la sopravvivenza economica, come puoi sottrarti all’idolatria che regna nel paese, che si tratti del dollaro, o del timore di essere “diverso” e così via?
Come puoi aderire a un codice di 613 precetti che, ovunque tu vada, “vincola” la tua esistenza e limita la tua possibilità di competere?».
La risposta a questa sfida è l’Esodo dall’Egitto. Uno dei suoi messaggi essenziali è infatti l’assoluta fede nella Provvidenza Divina che si manifesta palesemente negli eventi storici dell’Esodo: un intero popolo – uomini, donne e bambini – in tutto qualche milione di persone, si lascia alle spalle un paese prospero e ricco, per intraprendere un lungo e pericoloso viaggio, per di più senza provviste, ma ricco “SOLAMENTE” della fede assoluta nella parola di Hashèm.
Nel caso dell’Esodo, quando gli ebrei rispondono all’appello divino e ai precetti, trascurando ogni considerazione “razionale” e staccandosi da un passato negativo, è proprio l’applicazione di questi principi a spianare la via alla loro vera felicità, non solo spirituale (con il Dono della Torà e divenendo il popolo scelto da Dio e una nazione santa), ma anche materiale (con l’insediamento nella Terra Promessa dove scorrono latte e miele).
Così è anche oggi e sarà sempre: grazie alla Torà, chiamata anche Toràt Khayìm – Dottrina di Vita, e alle mitzvòt applicate alla vita quotidiana, l’ebreo si unisce al Creatore e Signore del mondo e si libera da tutti i vincoli e limiti “naturali”, conoscendo la vera felicità, materiale e spirituale. E grazie a ciò potremo meritare che Mashiàkh giunga subito, presto nei nostri giorni, Amen.
Tratto e adattato da una lettera del Rebbe di Lubàvitch, 11 nissàn 5721
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BO:
DUE TIPI DI DOMANDE!
Perché l’ebraismo promuove il DOMANDARE?
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(continua sotto)
Shabbat ShalomRav Shlomo Bekhor
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TEFILLIN: SEGNO D’IDENTITA’
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La Parashà di Bo è composta da 105 versetti.
La Parashà di Bo contiene 9 comandi e 11 divieti.
La Parashà di Bo tratta in sintesi i seguenti argomenti:
La piaga delle cavallette e quella delle tenebre non servono a persuadere Par’ò, che viene minacciato di dover assistere alla morte
di tutti i primogeniti. Moshè acquisisce grande prestigio agli occhi degli egizi che, come predetto HaShèm, cominciano a nutrire rispetto anche per gli ebrei.
Hashèm insegna a Moshè il valore del primo giorno del mese.
Hashèm ordina al popolo ebraico di legare al proprio letto, il dieci del mese di Nissàn, un capo di bestiame minuto, che verrà sacrificato quattro giorni dopo e consumato in tutta fretta, con erbe amare e azzimi. Parte del suo sangue dovrà contrassegnare gli stipiti e l’architrave della porta di ciascuna casa ebraica, in segno di distinzione, affinché siano risparmiati dalla piaga dei primogeniti che verrà eseguita da D-o stesso.
Hashèm comanda a Moshè di trasmettere al popolo ebraico il precetto di eseguire il sacrificio pasquale anche in futuro.
L’Egitto viene colpito dalla morte dei primogeniti, piaga che finalmente vince la dura resistenza di Par’ò, il quale accetta di liberare il popolo ebraico. Hashèm impartisce ulteriori leggi concernenti il sacrificio pasquale.
Hashèm chiede a Moshè di istruire il popolo sul precetto di commemorare l’Esodo, valido per tutte le generazioni future, accompagnato anche dal divieto di consumare e di possedere cibi lievitati.
In ricordo del fatto che i primogeniti ebrei sono stati risparmiati dalla terribile piaga che invece ha colpito gli egizi, Hashèm impone agli ebrei il precetto di consacrargli ogni primogenito maschio di uomo e di animale puro, nonché di asino.
La parashà si conclude con il precetto di indossare i tefillìn.
MIDRASHIM
Kiddùsh Hakhòdesh, la prima mitzvà
(a pagina 668 del volume Shemòt edizioni Mamash).
Prendetene il doppio, purchè ve ne andiate
(a pagina 670 del volume Shemòt edizioni Mamash).
APPROFONDIMENTI KHASSIDICI
La decima piaga.
(a pagina 720 del volume Shemòt edizioni Mamash).
Due Precetti.
(a pagina 724 del volume Shemòt edizioni Mamash).
BO – PESSAKH 5771 – FEDE EBRAICA: LIBERTÀ O RESTRIZIONE?
Che cosa vuol dire essere liberi? Qual è la differenza tra חופש e חירות?
Uno strano paragone tra Pèsakh e Shabbat, fatto dal Maimonide, ci rivela il vero significato della libertà, in base all’approfondimento di Pèsakh 5640 del Rebbe di Lubavitch. Il parallelismo tra Shabbat e Pèsach descritto dal Maimonide: come Shabbat non ha solo aspetti passivi, ma presenta anche aspetti attivi, così Pesakh non significa solo non essere schiavi, bensì ha una sua entità.
BO – PESSAKH 5770 – DUE TIPI DI DOMANDE!
Perché l’ebraismo promuove il DOMANDARE? Il significato profondo del verso “quando tuo figlio ti chiederà: che cosa è questo?”. La Torà non ci da solo una risposta, ma ci spiega come mai il figlio chiede e come evitare che si allontani dal padre.
BO 5769 – TEFILLIN: SEGNO D’IDENTITA’
La Torà dice: “Sarà un segno sulla tua mano e un ricordo sulla tua testa!” Intelletto e saggezza senza sentimento sono inutili! Quando studiamo la Torà e mettiamo i tefillin in noi avviene una trasformazione, il nostro pensiero si unisce ad Hashem, ma dobbiamo sempre ricordarci del cuore e riflettere su quanto stiamo facendo e quanto ha fatto D-o per il popolo ebraico
BO 5768 – LA TORA DOVEVA COMINCIARE DALLA PRIMA MITZVA: SANTIFICARE LA LUNA NUOVA.
Trasformare il mondo tramite la Torà! La santificazione della luna e il perché due fratelli possono testimoniare la prima luna. Solo con la Torà si può trasformare il mondo e portare innovazione. Il ciclo mensile si chiama kodesh che ha le stesse lettere in ebraico di khadash-nuovo e khidush-innovazione.
BO 5766 – LE ULTIME TRE PIAGHE: UN COLPO NEL BUIO!
Le mitzvot che vennero prima del Matan Torà! Nelle ultime tre piaghe il colpo all’Egitto è forte e definitivo, avvenendo nel buio. La prima mitzvà della Torà di santificare la nuova luna: l’importanza per un ebreo della dimensione temporale. La piaga del buio: il prestito delle ricchezze degli egiziani. La mitzvà del riscatto del primogenito, il suo significato e la sua importanza. I teflilin, testimonianza dell’essere ebrei.
[…] Due ragioni che rendono eterna la redenzione di Moshèhttps://www.facebook.com/shlomo.bekhor/posts/10157835307775540Due tipi di domande: perché l’ebraismo promuove il domandare? Al seguente link la pagina web della lezione sulla nostra parashà in formato mp3:http://www.virtualyeshiva.it/2010/01/21/bo-pessakh-5770-due-tipi-di-domande/Al seguente link potrai scaricare la lezione della Parashà di questa settimana sul tuo mobile:http://www.virtualyeshiva.it/files/10_01_21_bo_figlio_domani_assimilazione_comerecuperare.mp3Per ascoltare le altre lezioni sulla parashà:http://www.virtualyeshiva.it/2020/01/27/bo-5775-5-lezioni/ […]