TAZRIA 5784: 4 LEZIONI VECCHIE + 1 NUOVA
B’H’ Questo Shabbat 5 NISSÀN 5784; 13 APRILE 2024 leggeremo la Parashà Tazria: Levitico 12:1 – 13:59
HAFTARÀ
Re II 4:42 – 5:19
È nella natura umana dare per scontato ciò che si è abituati ad avere, anche solo dopo poco tempo ci abituiamo subito all’idea. Ad esempio dimentichiamo troppo facilmente dove eravamo prima, e appena ci abituiamo a uno standard di vita più alto, ci arrabbiamo per delle mancanze, perché ormai quello che abbiamo è lo diamo per scontato, per cui ci manca sempre qualcos’altro rispetto al nuovo profilo di vita in cui ci si trova.
Nel Talmud troviamo tanti riferimenti a questo concetto come chi ha dieci vuole venti, chi ha cento vuole duecento, chi ha mille vuole duemila…
Purtroppo è la natura dell’uomo! Ma non è la vera natura essenziale dell’uomo, perché quando Dio l’ha creato non era questa la sua natura e la sua vera essenza. Solo dopo che l’uomo ha mangiato dall’albero della conoscenza e ha iniziato a sentire la propria esistenza ed ego, solo allora ha smesso di sentire come in realtà dipende dal Creatore e voler pretendere sempre più materialismo per accontentare il corpo a scapito dei bisogni spirituali dell’anima.
Alcuni esempi di vita:
Sei single e ti manca un partner, Sei in coppia e ti manca la libertà.
Lavori e ti manca il tempo, hai troppo tempo libero e vorresti lavorare.
Sei giovane e vuoi crescere per fare le cose degli adulti, sei adulto e vorresti fare le cose dei giovani.
Sei nella tua città ma vorresti vivere altrove, sei altrove ma vorresti tornare nella tua città.
Forse è tempo di smettere col guardare sempre a ciò che ci manca e iniziare a vivere nel presente, apprezzando davvero quello che abbiamo. Godiamoci il profumo della nostra casa prima di aprire la porta ed uscire a cercare i profumi del mondo. Perché niente è scontato, e ogni cosa è un dono. Diamogli valore! La base della fede ebraica è ricordare l’uscita dall’Egitto ogni giorno e ricordare quando eravamo schiavi per costruire le piramidi in condizioni di vita pietose e disastrate. Senza guardare il passato non potremo apprezzare il presente e non potremo essere riconoscenti per tutto il bene che Hashèm ci dà.
La Torà ci insegna in tante occasioni che per ricevere benedizioni e successo bisogna essere grati di quello che abbiamo, e dire sempre grazie ed essere sempre felici in ogni momento e in ogni situazione. Ogni tanto bisogna fare un risettaggio dei parametri per avere ben presente questa regola basilare della vita. Le nostre parashòt di questa settimana della malattia della Tzara’àt sono un esempio di “reset” che Hashèm ci manda per riflettere su questi temi e dove abbiamo sbagliato con la maldicenza che nasce dall’ego. Ogni tanto dobbiamo fare un reset da soli e oggi che non abbiamo il Santuario e non abbiamo la Tzara’àt, possiamo e dobbiamo farlo quando leggiamo questo Shabbat questa parashà.
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Nella lingua ebraica vi sono tante parole che possono assumere molti significati, ma ve ne è una in particolare che, come poche altre, dovremmo sempre tenere a mente: Sèfer. Questo termine significa “libro”, ma non solo! Da esso originano moltissime parole dense di significato, ma adesso basterebbe citarne solo una Safìr che significa “zaffiro”, sinonimo di oggetto prezioso e luminoso. Appunto come un libro il cui “prezioso” contenuto può illuminare dentro e fuori di noi.
Pertanto, in un periodo non facile, come questo che stiamo vivendo, fatto di tanti piccoli e grandi problemi d’affrontare quotidianamente, Mamash Edizioni ha il piacere di annunciare la imminente uscita di nuovo libro intitolato, Saggezza Quotidiana che è la traduzione di un best seller americano DAILY WISDOM.
Come è facilmente intuibile dal suo nome, questo nuovo testo si propone di diventate un piccola, ma importante “guida” durante il nostro cammino della vita. Esso è un concentrato di insegnamenti chassidici del Rebbe, pieni di riflessioni, illuminazioni e soluzioni su tanti aspetti della vita.
Attraverso una “rilettura” della Torà, di tutti i suoi cinque Libri, quest’opera, ne sono sicuro, riuscirà a raggiungere il suo scopo: dare un senso alla nostra vita, un perché alla nostra esistenza e farci riflettere al fine di migliorare sempre più in ogni nostro aspetto. Di seguito alleghiamo un estratto del nuovo libro sulla porzione di questa settimana della Torà, Tazri’a. In particolare, il brano affronta, con il solito acume cassidico, la “strana malattia” di cui parla ed è intitolata la porzione settimanale la tzarà’at.
UNA LUCE PER LE NAZIONI
וְהִנֵּה כִסְּתָה הַצָּרַעַת אֶת כָּל בְּשָׂרוֹ וְטִהַר וגו׳: (ויקרא יג,יג)
“Se la tzarà’at ha coperto tutta la sua carne, egli non è impuro”. (13, 13)
Paradossalmente, la tzarà’at sulla pelle di una persona la rende ritualmente impura solo se copre una parte del suo corpo. Se invece si diffonde su tutto il corpo non è considerata ritualmente impura.
Uno dei segni dati dai saggi circa l’arrivo imminente del Messia è che “il governo è diventato eretico”, questa nozione è menzionata nella legge della tzarà’at: quando essa copre l’intero corpo, la persona non è impura.
Ci sono due modi in cui i governi del mondo possono essere considerati “eretici”. Il modo negativo è che l’eresia domina effettivamente su tutti i governi del mondo. Il modo positivo è che quando la verità della Torà sarà evidente a tutti, sarà universalmente riconosciuto come “eretico” qualsiasi governo che non si sottomette alle regole della Torà stessa.
La nostra speranza e preghiera è che la redenzione avvenga nel secondo modo. È quindi imperativo che Israèl incoraggi le nazioni del mondo ad adempiere ai comandamenti che la Torà obbliga loro di osservare. Riconoscendo la Torà – come unica base possibile per un vero comportamento etico e moralmente giusto – il mondo non ebraico giungerà a riconoscere e ad apprezzare Israèl come all’avanguardia della giustizia universale, della moralità e della pace; questo aprirà la strada alla definitiva Redenzione Messianica.
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GRAZIE ALLA TZARÀ’AT… UNA RIFLESSIONE DI VITA
NOACHISMO, EBRAISMO O ALTRO…?
Ognuno ha una propria missione nella vita, un suo compito, una direzione particolare da intraprendere, tuttavia, a volte succede che non la si accetti o non la si vuole seguire. Perché?
Come accennato sopra, la tzarà’at non è una malattia, ma è un “difetto” spirituale che si manifesta nel corpo di una persona. In estrema sintesi, essa origina da una mancanza di “bitùl-annullamento” delle emozioni umane (concetto legato proprio alla Saggezza di Dio, alla Torà), ossia esse non diventano un veicolo per adempiere alla volontà di Dio, annullandosi, ma acquisiscono una sorta di “vita propria e autonoma”.
Uno dei motivi principali è proprio quanto detto sopra: a volte le nostre emozioni, il nostro IO, EGO ci domina e ci porta in strade solo apparentemente utili e soprattutto, apparentemente in linea con la nostra individuale “missione divina” in questo mondo. Quando si è presi dal proprio IO, l’amore per Dio e il desiderio di elevazione spirituale, sono indirizzati o possono esserlo, ad alimentare un insieme di certezze e desideri e aspirazioni “personali” che in realtà alimentano solo il proprio ego.
Per essere più concreti: Dio, attraverso la Saggezza della Torà, ha “progettato” che nel mondo vi siano ebrei e non ebrei. Ognuno con determinati, obblighi, doveri, oneri e onori. Niente di sbagliato in questo, anzi! Proprio GRAZIE a questa “divisione del lavoro” Dio ci sprona a migliorare questo mondo al fine di renderlo una dimora per Lui e in definitiva a rivelare e realizzare la Redenzione Messianica. La Torà ha stabilito che per gli ebrei vi sono 613 mitzvòt e per il resto del mondo i precetti noachidi (7 più derivati).
Tuttavia, vi sono singoli individui e/o gruppi che si illudono, illudendo anche le persone con cui vengono a contatto, che per redimere e migliorare questo mondo vi sia una “terza via”: quella del mix ebraico o cristiano o buddista o noachide o tutte le cose assieme.
Invece, le cose non stanno proprio così! E il motivo principale è che si rischia, nel modo sopra descritto, di perdere la propria strada, o perlomeno renderla più difficile, disperdendo inutilmente le energie per fare ciò che Dio non ha chiesto di fare e di tralasciare ciò che invece Dio ci ha chiesto di fare.
Pertanto, per tutti coloro che cercano, sinceramente e umilmente (bitùl), il PROPRIO servizio Divino la prima cosa è quella di cercare il “proprio Aharòn, un Sacerdote”, ossia colui che possa guidarci seriamente verso il percorso spirituale per redimere finalmente questo mondo. Uno dei requisiti dei sacerdoti erano due: conoscenza della Torà e soprattutto la APPLICAZIONE concreta in tutti gli aspetti della vita delle sue norme e leggi.
Riguardo alla osservanza dei precetti Nohachidi ho diverso materiale se qualcuno fosse interessato vi invito a scrivermi in privato.
“Sai, caro Rabbino, che io curo gratis i malati che non hanno possibilità economiche.”
“Anch’io faccio come te” rispose il rabbino.
“Forse aiuta delle persone gratis…”, pensò il medico, che non capiva.“Spesso regalo le medicine a chi non può permettersele”, disse nuovamente il medico.
“Anch’io faccio come te” rispose il rabbino.
“Forse regala libri…”, pensò il medico, che ancora non capiva.“Sai, quando qualcuno deve andare all’ospedale e non trova posto, io glielo procuro senza essere retribuito”, riprese il medico.
“Anch’io faccio cosi’” rispose il rabbino.Il medico allora chiese al rabbino di spiegargli le sue risposte poiché lui non era un dottore e come faceva a fare TUTTO ciò il medico stava facendo!?!
Il rabbino spiegò: “Anch’io faccio come te:
esalto sempre e solo le mie buone qualità e non mi preoccupo di migliorare me stesso.”
Questo ci insegna la parashà di Tazria e Mezora che leggiamo questo Shabbat. Si tratta di una persona che ha fatto maldicenza e perciò deve essere emarginato da TUTTA la comunità e deve rimanere da solo e solo allora lui può capire che ha sbagliato e che deve pentirsi.
Una persona prima di guardare fuori deve sempre iniziare a guardare dentro ovvero se stesso; soltanto quando si è soli si può investigare dentro di sé e comprendere realmente la propria anima, e questo è il primo passo per modificare i nostri comportamenti sbagliati.
Perciò quello che dice la maldicenza viene mandato fuori dall’accampamento e rimane solo: solo così smetterà di esaltare solo se stesso COME FACCIAMO SEMPRE e potrà iniziare a GUARDARE DENTRO.
(Ti riporto i link delle lezioni on line su virtualyeshiva.it della parashà di questa settimana che parla proprio di questo argomento.)
Ti riporto i link delle lezioni on line su virtualyeshiva.it della parashà di questa settimana.
Shabbat Shalom
Rav Shlomo Bekhor
http://www.virtualyeshiva.it/
http://www.virtualyeshiva.it/
https://vimeo.com/21750906
VALORE E DIFETTO DELL’AMBIZIONE
Qual è il giusto equilibrio di questa caratteristica umana che talvolta provoca gravi danni?
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