BEHA’ALOTEKHA 5784 : 8 LEZIONI
Questo Shabbàt 22 Giugno 2024, 16 del mese di SIVAN 5784 leggeremo la Parashà di Behalotekhà Numeri 8: 1 – 12: 16
HAFTARÀ
Zaccaria 2: 14 – 4: 7.
PARASHA INTEGRALE BEHAALOTEKHA CON PANORAMICA, RIASSUNTO E HAFTARA
https://virtualyeshiva.it/wp-
|
|
|
|
Eldàd E Medàd: Umiltà Infinita
Come Si Può Andare Contro il Piano Divino e Non Essere un Fuorilegge?
Uno dei punti cardine della parashà di Beha’alotekhà è il valore dell’umiltà come è
scritto (12, 3): E l’uomo Moshè era molto umile, più di qualunque persona sulla faccia
della terra. Non a caso troviamo nella stessa porzione la vicenda di Eldàd e Medàd (da
11, 27 e segg.) che rappresenta molto bene il concetto dell’umiltà, poiché tutti gli
argomenti della stessa parashà sono collegati.
Dopo le tante lamentele del popolo, Moshè chiede di essere affiancato da settanta
saggi in sostituzione di quelli morti nel fuoco (11, 3). Allora Hashèm gli dice di
nominare altri settanta saggi, ai quali conferirà parte della sua profezia, e formare un
nuovo Sinedrio. Poiché il Sinedrio è formato da soli settanta membri, Moshè per non
creare disparità tra le tribù (settanta non è un numero divisibile per dodici il numero
delle tribù), escogita un sorteggio dove la scelta degli esclusi sarebbe stata
direttamente di Hashèm: su settanta biglietti è scritta la parola “anziano”, mentre i
rimanenti due sono vuoti. Chi sorteggiava il biglietto con la parola “anziano”, riceveva
il dono profetico ed era chiamato a far parte del Sinedrio, e si doveva recare alla Tenda
dell’Adunanza per essere investito della profezia. L’umiltà di Eldàd e Medàd che
rifiutano di diventare profeti, si innesta in questa delicata fase del popolo ebraico nel
deserto.
Troviamo due opinioni su come si siano svolti i fatti del sorteggio dei membri del
Sinedrio e delle sue conseguenze (Talmud Sanhedrìn 17a e Midràsh Sifrì).
a) La prima ritiene che Eldàd e Medàd non vogliono estrarre nessun biglietto, perché
non si sentono idonei per essere dei profeti, e allora non sono ufficialmente scelti
come membri del Sinedrio, anche se dovrebbero esserlo, poiché i biglietti con scritto
‘anziani’, rimasti nel cesto, sono comunque destinati a loro. Secondo questa opinione,
Eldàd e Medàd non partecipando al sorteggio non vengono nominati profeti, quindi
non hanno l’obbligo di presentarsi insieme agli altri scelti come profeti.
b) La successiva opinione afferma che Eldàd e Medàd prendono il biglietto con scritto
la parola ‘anziani’ e sono ufficialmente scelti nei settanta profeti, ma poi non si
presentano con gli altri membri del Sinedrio alla Tenda dell’Adunanza, quando
devono essere investiti della profezia.
L’ipotesi a) e quella b) comportano conseguenze importanti circa la gravità del loro
gesto. Per la prima, Eldàd e Medàd non avevano un vero obbligo di presentarsi,
perché non essendo stati scelti ufficialmente non commettono una violazione vera e
propria della legge.
Per la seconda, invece, la gravità del loro gesto è maggiore perché, pur essendo
designati, visto che hanno estratto il biglietto con scritto ‘anziani’, si sono comunque
rifiutati di presentarsi con gli altri componenti scelti.
Si Può Dire No A Dio?
Per meglio comprendere il profondo significato che si nasconde dietro queste due
diverse prospettive a) e b), sopra riportate, ci viene in aiuto una discussione talmudica
(Berakhòt 7a). Il Talmud si domanda come mai, quando Moshè chiede a Hashèm di
rivelare a lui la Shekhinà, la “Sua Gloria”, Dio gli risponde: «Non potrai vedere il Mio
volto»? (Shemòt 32, 20). Il motivo del rifiuto è legato al fatto che quando Hashèm
voleva rivelarsi a Moshè dal cespuglio ardente, durante il suo esilio a Midyàn, “Moshè
nascose il suo volto, poiché ebbe timore di guardare verso Dio” (Shemòt 3, 6). Ossia,
Moshè aveva rifiutato di vedere Dio non obbedendo alla Sua volontà.
Anche su questo episodio vi sono due opinioni talmudiche. Secondo Rabbì Yehoshù’a,
figlio di Korkhà, Moshè meritava di essere punito. Invece, secondo rabbì Shemuèl,
figlio di Nakhmani, a nome di rabbì Yonatàn, non solo Moshè non doveva essere
punito ma, addirittura, con il suo gesto ha meritato di ricevere tre premi, per tre
distinti meriti: dato che “nascose il suo volto a Dio”, il volto di Moshè diventerà
luminoso; dato che “ebbe timore” di Dio, quando la sua faccia ha iniziato a brillare,
Moshè sarà temuto dal popolo; infine, come merito per aver avuto “[timore] di
guardare”, Moshè ha ottenuto la facoltà di contemplare l’immagine di Dio, ossia di
ricevere un incredibile livello di profezia, come è scritto (12, 8): Con lui parlo bocca a
bocca, con chiarezza e non per enigmi, ed egli può vedere l’immagine di Hashèm.
Tuttavia, rimane da capire cosa si nasconde dietro opinioni così radicalmente diverse,
per giunta riportate da maestri talmudici di grandissima statura. La risposta è che, in
realtà, la discussione verte sul fatto se sia possibile o meno comportarsi umilmente
(ossia nascondersi o rifiutare un dono spirituale da parte di Hashèm, come fecero
Eldàd e Medàd) anche di fronte a una rivelazione divina che vuole innalzare il livello
spirituale di una persona, fino a farla diventare un profeta.
Secondo Rabbì Yehoshù’a non si può fare! Quindi, Moshè ha commesso un errore nel
rifiutare la rivelazione divina poiché, anche se una persona non deve cercare quello
che non gli spetta, se Hashèm si vuole rivelare non bisogna essere così umili da
opporsi al Suo piano. Pertanto, Moshè doveva essere punito per la sua disobbedienza
ad Hashèm.
Secondo, rabbi Shemuèl, invece, dato che l’umiltà non ha limiti può andare anche
contro il piano divino! Quindi, Moshè non solo non è stato punito, ma addirittura
doveva essere premiato, proprio grazie alla sua umiltà.
Il Segreto della Profezia
Questa discussione talmudica ci permette di comprendere meglio la vicenda di Eldàd
e Medàd alla luce delle due opinioni riportate all’inizio, a) e b):
la prima, secondo cui Eldàd e Medàd non partecipano di fatto al sorteggio e
comunque vengono ricompensati e non puniti, è legata a quella di rabbì Yehoshù’a,
figlio di Korkhà. Non essendo ufficialmente designati tra i settanta del Sinedrio, Eldàd
e Medàd non hanno di fatto rifiutato un ordine di Hashèm e quindi non sono stati
puniti. Dato che l’aver agito con umiltà contro il piano divino non li avrebbe potuti
salvare.
La seconda opinione è in linea con quella di rabbì Shemuèl figlio di Nakhmani. In
questa ottica, Eldàd e Medàd pur estraendo nel sorteggio ‘anziani’ e quindi dopo
essere stati designati ufficialmente come saggi membri del Sinedrio (incarico dato per
volontà di Hashèm) non solo non sono puniti, ma sono premiati con un livello di
profezia molto più elevato e addirittura capace di arrivare lontano nel tempo, proprio
grazie alla loro grandiosa umiltà.
La condizione primaria per essere profeti è quella di essere nulli, ossia di abbattere
totalmente il proprio ego; solo così si diventa recipienti idonei per la luce infinta di
Hashèm. Quindi, l’umiltà è una precondizione essenziale per diventare profeta, più
una persona è umile maggiore sarà la sua profezia. Non a caso Moshè, considerato
dalla Torà il più grande profeta mai esistito, è anche considerato come la persona più
umile mai esistita.
Questo spiega il motivo per cui Eldàd e Medàd saranno premiati pur infrangendo un
ordine divino: più si è umili, più è grande lo spirito di profezia, anche se questo
significa andare contro il progetto divino. Perciò, Eldàd e Medàd riceveranno
direttamente da Hashèm lo spirito profetico e non tramite Moshè, a differenza degli
altri saggi designati al Sinedrio.
Da questo episodio complesso e avvincente, impariamo come l’umiltà è l’unico
attributo che non deve essere sottoposto a limiti.
La Strada Divina
Il Ràmbam descrive nei dettagli come in ogni comportamento occorre sempre trovare
un equilibrio, ad esempio non essere né troppo avari, né troppo generosi, non troppo
rigorosi, né troppo accomodanti etc. Trovare l’asse centrale delle nostre emozioni è
un percorso che il Maimonide definisce “la strada di Hashèm”, chiamata anche la
strada dorata, quella perfetta. Invece, riguardo all’attributo dell’umiltà, dove una
persona è spinta a essere l’opposto della sua natura, per via del proprio ego, non c’è
bisogno di ricercare una via mediana. Perciò, l’umiltà non è mai esagerata e in questo
attributo occorre sempre essere all’estremo e mai al “centro della strada” (vedi
l’approfondimento del Maimonide De’òt cap. 1).
Adesso possiamo comprendere il significato della frase (11, 26) “essi erano fra gli
iscritti come saggi”. L’interpretazione della parola “iscritti” può variare a seconda delle
due opinioni a) e b), in riferimento all’esito del sorteggio di Eldàd e Medàd.
Secondo la prima, ossia quella per cui loro non estraggono i biglietti, la parola “iscritti”
significa che Eldàd e Medàd come se fossero “iscritti” nei due biglietti rimasti nella
cesta, ossia che Eldàd e Medàd avrebbero dovuto essere scelti, ma non lo sono stati
perché non hanno estratto un biglietto.
La seconda opinione afferma che “iscritti”, si riferisce al fatto che Eldàd e Medàd sono
designati tra i saggi scelti poiché, prendendo il biglietto, sono prescelti ufficialmente
tra i membri del Sinedrio. Tuttavia non si sono presentati, rifiutando la carica per la
loro grande umiltà.
Quest’ultima interpretazione è conforme con l’opinione di Rashi secondo cui Eldàd e
Medàd, essendo stati eletti, sono tra i ‘scelti’ per il Sinedrio. Rashi ritiene che la
seconda spiegazione talmudica, la più letterale, è quella da seguire, quindi Eldàd e
Medàd hanno già estratto il loro biglietto, ma non si sono presentati alla Tenda
dell’Adunanza e, nonostante ciò, vengono ricompensati.
Risulta da Rashi che la Torà esalta e mette in primo piano la forza e le qualità
dell’umiltà senza limiti, anche a livello di un bambino di cinque anni, l’età alla quale
Rashisi riferisce nei suoi commenti. Il fatto che tale opinione abbia la forza di giungere
anche a un bambino rende l’umiltà una qualità assoluta, perfino quando è contro il
piano divino, che è vincente in ogni situazione, nel lavoro, nella famiglia e soprattutto
nel nostro rapporto con Dio, poiché tutti i peccati nascono da un senso di orgoglio.
Per poter entrare in Israèl e completare la missione di elevare la materia è
fondamentale maturare questa facoltà dell’anima che è la chiave per vincere ogni
sfida materiale e spirituale. Questa è una sfida valida anche per noi, la generazione
che è vicinissima alla redenzione totale, che non può esimersi dal seguire l’esempio
di Moshè e di Eldàd e Medàd. Come è scritto nel libro di proverbi del Rebbe, in questa
generazione non si può subordinare il nostro rapporto con l’Eterno solo con la logica,
perché si rischia di deviare. Pertanto, occorre servire Hashèm soprattutto con umiltà
e accettazione del giogo divino, solo così potremmo presto entrare nella terra
promessa e nel terzo Santuario presto nei nostri giorni.
Da Likuté Sikhòt vol XXVIII, p. 323
Israèl copre miracolosamente un viaggio di tre giorni in uno solo: il primo giorno del suo viaggio attraverso il deserto. Questo, perché Hashèm è ansioso di portarli nella terra di Israele. Tuttavia, quando gli israeliti stanno per arrivare, alcuni convertiti di recente – che li avevano accompagnati da quando avevano lasciato l’Egitto – iniziano ad avere ripensamenti sulla sottomissione alle leggi di Hashèm. Cercando una scusa per il loro atteggiamento, già il primo giorno si lamentano di dover fare un viaggio così lungo.
Il popolo cercava un pretesto [per ribellarsi ad Hashèm]. (11, 1)
Certamente non dovremmo permetterci di ribellarci ad Hashèm (o solo pensarlo). Se questo richiede di “forzarci” di acquisire un tipo di rapporto diverso col Divino, abituandoci a vivere secondo la volontà di Hashèm, allora così sia.
Anche se, il modo più radicale di reprimere una ribellione contro Hashèm è scoprire l’origine del problema del nostro rapporto con Lui: il rifiuto di essere soddisfatti della nostra attuale comprensione di Hashèm e la nostra repulsione per la superficialità della nostra attuale relazione con Lui. La nostra ribellione esprime la nostra disperazione: “Se questo è tutto ciò che c’è nella vita divina, non voglio nulla di ciò!”.
Viste in questa luce positiva, le nostre ribellioni – e le ribellioni degli israeliti subito dopo aver intrapreso i loro viaggi – sono un grido disperato al fine di ritornare sinceramente ad Hashèm per ristabilire la nostra relazione con Lui a un livello molto più profondo di prima.
(tratto dal nuovo libro Saggezza Quotidiana in uscita)
BEHA’ALOTEKHA
B”H
Accensione della Menorà. Hashèm mostra ad Aharòn come accendere i sette lumi della Menorà, il candelabro sacro, scolpito da un unico blocco d’oro.
Purificazione e consacrazione dei leviti. Moshè procede alla purificazione dei leviti e alla cerimonia della loro consacrazione a Hashèm, accompagnata dai sacrifici, in preparazione del loro servizio al Tabernacolo, che durerà dall’età di venticinque anni ai cinquanta.
Istituzione di Pèssakh Shenì. Un anno dopo l’uscita dall’Egitto, Israèl celebra il sacrificio di Pèssakh, come Hashèm aveva ordinato a Moshè. Poiché alcuni non avevano potuto offrire il sacrificio pasquale, in quanto impuri, viene istituito Pèssakh Shenì (Secondo Pèssakh), da compiere un mese più tardi, per permettere anche a loro di adempiere alla mitzvà.
La nube della Presenza divina. Il giorno in cui viene eretto il Tabernacolo, la Nube della Presenza divina si posa su di esso, assumendo, di notte, l’aspetto di un fuoco. Dalla Nube dipendono gli spostamenti del popolo ebraico nel deserto: quando questa si solleva dalla Tenda, Israèl si mette in viaggio e, là dove si posa, si accampano. Hashèm ordina, inoltre, a Moshè di fabbricare due trombe d’argento che i cohanìm avrebbero suonato a ogni partenza, prima di accamparsi e al seguito delle truppe in battaglia.
Primo spostamento nel deserto. Seguendo la nube, il popolo si mette in marcia dal deserto del Sinày in direzione di quello di Paràn. Descrizione dettagliata dell’ordine di marcia delle tribù. Moshè invita il suocero Yitrò a proseguire verso terra di Israèl, ma questi rifiuta. Prima della partenza dell’aròn, l’Arca Santa, era la prima a spostarsi, segnalando a tutti l’inizio del viaggio, Moshè pronuncia un’invocazione a Dio. Il medesimo rituale avviene quando l’aròn si ferma.
Le lamentele del popolo. I bené Israèl esprimono scontento nei confronti di Hashèm che li punisce scatenando un incendio che divora i peccatori. Molti di essi si lamentano per la manna, della quale si dichiarano stanchi, reclamando carne, pesce e verdure.
Moshè chiede aiuto. Moshè confessa ad Hashèm di non avere la forza di portare sulle spalle il peso dell’intero popolo e Hashèm gli comanda di nominare settanta saggi affinché lo aiutino nel suo compito. Un forte vento scaraventa migliaia di quaglie nell’accampamento; gli ebrei ne raccolgono in eccesso e Hashèm li punisce, facendoli morire con la carne ancora fra i denti.
Aharòn, Miryàm e Moshè. Miryàm e Aharòn “criticano” Moshè, Hashèm li redarguisce e colpisce Miryàm con la tzarà’at; Moshè intercede per lei, ma Hashèm ordina che venga fatta uscire dall’accampamento per sette giorni, fino alla sua purificazione. In seguito, gli ebrei si mettono in viaggio e si accampano nel deserto di Paràn.per il pdf di TUTTA LA PARASHA cliccare qui:
www.virtualyeshiva.it/files/
Ti riporto i link delle lezioni on line su virtualyeshiva.it della parashà di questa settimana.Shabbat Shalom
Vedi sotto una storia sulla potenza della Menorà.
Ti riporto i link delle lezioni on line su virtualyeshiva.it della parashà di questa settimana.
Shabbat Shalom
Rav Shlomo Bekhor
BEHA’ALOTEKHA
www.virtualyeshiva.it/2010/05/
http://www.virtualyeshiva.it/
PEGGIORE CRISI DI MOSHE!
Consiglio di Sigmund Freud al Rebbe di Lubavitch nel 1903 a Vienna!
——-
Virtual Yeshiva non fa pagare nessuna iscrizione al sito perché la Torà sia accessibile a TUTTI e SEMPRE.Se ascolti le lezioni aiuta a mantenere viva questa grande opera di divulgazione di Torà.
Aiutando Virtual Yeshiva diventi soci nella diffusione della Torà ed è un segno di riconoscenza per chi insegna e così potremo diffondere insieme molti più valori di vita e insegnamenti.Le donazioni sono deducibili dalla “decima”.
Per saperne di più si può scrivermi una mail o collegarsi al seguente link:
http://www.virtualyeshiva.it/
—– —–
Per ascoltare le altre lezioni sulla nostra parashà cliccare al seguente link:
UNA NATURA AGGIUNTIVA
Il midrash ci racconta che questa è stata una delle situazioni in cui il popolo ebraico ha sbagliato, perciò la Torà interrompe la narrazione dei fatti per separare tra loro e le azioni sbagliate.
“Il popolo ebraico si allontanò dalla montagna di Hashèm…” (Bamidbàr 10, 33)
In che cosa sbagliarono gli ebrei allontanandosi dalla montagna di Hashèm? Effettivamente essi s’incamminarono soltanto quando Dio diede loro un segnale. Perciò, se hanno avuto il consenso per mettersi in viaggio, perché peccarono?
I rabbini spiegano che gli ebrei si spostarono come “bambini che escono da scuola”, di fretta, cioè ansiosi di lasciare il luogo di studio.
Il fatto che i bambini vogliano andarsene appena suona la campana è prevedibile ma quando degli adulti che hanno studiato e appreso la Torà di Hashèm per un anno, al monte Sinai, si affrettano ad andarsene, questo non è giustificabile e questo evento ci insegna che il popolo ebraico non aveva realmente interiorizzato la Torà.
Se guardiamo la Torà come un lavoro opprimente, essa non avrà un effetto positivo su di noi, arricchendo le nostre vite come dovrebbe.
Proviamo a pensare a questo ogni volta che finiamo di pregare o studiare Torà! Allora permettiamo alla Torà e alla tefillà di arricchire le nostre vite in modo che sia sempre un piacere per noi essere veri ebrei.
Speriamo presto di vedere la redenzione e il terzo Santuario e la verità che Hashem ha scelto in Israel e gli ha dato Eretz Hakodesh in eterno.
Riporto i link delle lezioni on line su virtualyeshiva.it della parashà di questa settimana.
BEHA’ALOTEKHA 5770 – POTERE ED INFLUENZA
Perché Moshè risponde in maniera così delicata alla “competizione” di Eldad e Medad, e invece con tanta aggressività alla “competizione” di Korakh?
BEHA’ALOTEKHA 5769 – PEGGIORE CRISI DI MOSHE!
Consiglio di Sigmund Freud al Rebbe di Lubavitch nel 1903 a Vienna!
BEHA’ALOTEKHA 5768 – COME VINCERE LA DEPRESSIONE SECONDO LA TORA!
Depressione? Non di notte!
BEHA’ALOTEKHA 5766 – MANNA, CIBO PER LO SPIRITO!
Dalla conversione di Yitrò al valore spirituale della manna, sollievo spirituale nell’attraversata del deserto!
BEHA’ALOTEKHA 5765 – ACCENDERE I LUMI DELLA MENORAH!
La prima lezione di Virtual Yeshiva sulla parashà di Beha’alotekha! Un contenuto di grande valore da non perdere!
[…] Al seguente link potrai scaricare la lezione della Parashà di questa settimana: http://www.virtualyeshiva.it/files/10_05_27_behalotekha_eldadmedad_potere_influenzare_korakh.mp3 —– Per ascoltare le altre lezioni sulla parashà: http://www.virtualyeshiva.it/2020/06/09/behaalotekha-5772-3-lezioni/ […]